The Voice of Italy: il nuovo talent show sulla musica che ricorda tanto X-Factor
Raffaella Carrà, Noemi, Riccardo Cocciante e Piero Pelù in sfida con quattro team di voci. Questa cosa l'ho già sentita
C’è una cosa che di certo accomuna i due talent show dedicati alla musica The Voice of Italy ed X-Factor: l’affidarsi ad una consonante come immagine del brand. Che siano le braccia incrociate in una X o le dita della V, i coach di entrambi i programmi si celano dietro certezze alfabetiche.
The Voice, format televisivo presente in 35 paesi nel mondo arriva in Italia dal 19 febbraio, in onda su Rai2 come The Voice of Italy, alla ricerca di una talentuosa voce.
Un conduttore prestato dal cinema e dalle fiction tv, Fabio Troiano presenta il programma con Raffaella Carrà, Riccardo Cocciante, Piero Pelù e Noemi come vocal coach, in gara con squadre di aspiranti cantanti. Pronte per appassionarvi ad un nuovo talent show sulla musica dopo X-Factor?
Molte le analogie con il format di Endemol: la ricerca di un nuovo talento musicale, tre fasi di selezione, meccanismo di gioco a squadre ed eliminazione, quattro giudici, il voto del pubblico, l’interazione dei social media, gli ospiti internazionali, il presentatore belloccio ed una certa somiglianza nell’estrazione professionale dei coach-giudici: Carrà-Ventura, Morgan-Pelù, Cocciante-Elio, Noemi-Arisa.
Le selezione avviene su tre fasi: blind audition, battle, live show. Nelle blind audition i concorrenti hanno 90′ per esibirsi in un brano a cappella, se al coach piace la loro voce (non li vedono ma li sentono soltanto, da qui “audizioni al buio”) li prendono in squadra, se uno o più coach vogliono lo stesso elemento sarà questi a decidere che coach seguire. Nella fase battle (che soprannominerei “dagli amici mi guardi Dio, dai nemici mi guardo io”) coppie di concorrenti di una stessa squadra scelti dal coach si sfidano, ne resterà uno per coppia che accederà al Live Show.
In quest’ultima fase comincia la gara vera e propria, i cantanti si esibiscono accompagnati dall’orchestra in quelle che si preannunciano performance spettacolari, coadiuvati da un corpo di ballo, a volte duettando con i coach o con ospiti nazionali ed internazionali.
Ho seguito X-factor, ho avuto i miei preferiti, ho apprezzato e contestato le decisioni dei giudici e tutto il carrozzone dello show, per cui sono molto curiosa di vedere come si svilupperà The Voice che come Bigodino seguiremo nel live tweet.
Noto che la prossima edizione Usa (Marzo 2013) avrà come coach Shakira, Usher, Blake e Adam Levine (si ricorderà ogni tanto dei Maroon 5 tra un programma e una serie tv?).
Un tiro un po’ diverso dall’edizione italiana ma paese che vai The Voice che trovi. Solo un’incertezza mi accompagna, qualcuno dica alla sig.ra Carrà per cui nutro profonda stima ed ammirazione che la V di Vittoria (o The Voice) con il dorso delle dita per un anglosassone è un rafforzativo dell’italico dito medio, non fosse mai che qualche telespettatore di origine british travisasse il messaggio. Si fidi, sig.ra Carrà, lei ha girato il mondo ed è una star internazionale ma non mi azzarderei ad entrare in un pub del East End promuovendo The Voice con quella V.