Viaggio in Birmania – Un itinerario di viaggio fai da te
Un viaggio nella complicata e mistica Birmania, alla scoperta delle sue tradizioni, della sua storia e delle sue genti
Un viaggio in Birmania è una esperienza che coinvolge tutti i sensi, che mette a dura prova anche il più hard core dei viaggiatori, ma che rapisce l’anima e il cuore.
Niente da fare, la Birmania, o Myanmar come adesso si dovrebbe chiamare, è un luogo magico!
Un’esperienza on the road nel vero senso della parola soprattutto se lo si fa in maniera autonoma ed indipendente.
Un Paese dalle grandi contraddizioni, di cui si parla ma non si dice tutto, che se all’apparenza sembra in fase di grandi cambiamenti nella realtà questi sembrano tardare ad arrivare.
Infatti, nonostante l’appartente apertura del Paese al mondo la verità, per lo meno ad ora, è che il presidente Birmano continua ad essere l’ex-generale Thein Sein.
Si parla della nuova “Tigre d’Asia” ma quello che raramente si dice è che il Myanmar, nonostante le dichiarate riforme democratiche, tutt’oggi continua con brutali repressioni nei confronti della popolazione e delle diverse etnie che rendono così affascinante questo Paese magico e fuori dal tempo.
Adesso si può prelevare ai bancomat, non devi ricorrere al cambio nero per cambiare i soldi, in alcuni posti si può pagare con carta di credito. Ma dietro le apparenze, la Birmania continua ad essere un Paese in cui viaggiare in maniera etica, attenta e responsabile è un imperativo.
Prima di andare in Birmania è quindi importante capire cosa fare e cosa NON fare quando in viaggio, per limitare al minimo l’impatto che possiamo avere sulla popolazione e soprattutto contribuire umanamente a un rinnovamento di un Paese estremamente travagliato.
Viaggio responsabile in Birmania
A prescindere che si voglia viaggiare in maniera autonoma o che ci si appoggi a delle agenzie di viaggio la regola numero uno è: Viaggia Responsabilmente, più di come faresti in altri Paesi. Qui nessuno ti chiederà soldi o farà l’elemosina, non avrai bambini con i grandi occhi neri a guardarti e chiedere soldi, che tu sai che non dovresti regalare, ma a cui non sai dire di no perché il cuore ti si spezza.
“Viaggiare responsabilmente” significa distribuire il proprio denaro tra la popolazione (senza preferire l’uno all’altro) e limitare invece, nei limiti del possibile, le spese che in toto andrebbero nelle tasche del Governo.
Vi state chiedendo cosa significa in termini pratici?
Semplicemente che bisogna preferire bus e pick up agli aerei e ai treni, dormire in guest house piuttosto che in hotel a 4 stelle (di proprietà del Governo), distribuire il proprio denaro (souvenires, ristoranti etc) tra più soggetti e non solo uno, fidarsi dei signori in motorino che ti chiedono se possono portarti in giro per scoprire i punti focali di un villaggio o una città, mangiare presso ristoranti locali.
In parole povere, significa viaggiare più scomodi e senza troppi (zero) comfort, prendere bus a orari improbabili con troppa aria condizionata o senza che viaggiano su strade inesistenti, rompersi la schiena sui pick up i cui sedili sono panche di legno, superare i preconcetti sul mangiare.
Però tutto questo vale la pena, perché niente può ripagare di più della certezza di avere avuto l’opportunità di scoprire un Paese e la sua popolazione e rispettarli. Noi turisti per loro siamo una speranza reale ed effettiva per sentirsi parte di un mondo dal quale sono sempre stati estromessi. Il gioco vale la candela, non credete?
Una domanda classica che in molti si pongono prima di organizzare un viaggio in Myanmar è:È etico andare in Birmania? Ognuno deve fare questa scelta in maniera personale e coscienziosa. Io ho deciso di andare e di vivere questa esperienza limitando al minimo il mio contributo “statale”, dando il mio denaro e volgendo il mio interesse a chi fa di questo Paese una perla unica nel mondo: la sua gente.
È in Birmania che mi sono sentita un’autentica Super Star. Tutti sono curiosi e vogliono parlare con te. Non avere paura, parlaci. Vogliono sapere cosa succede fuori, vogliono imparare un migliore inglese, ti scrutano con occhi curiosi, vogliono toccarti (senza dar fastidio alcuno), ti rispettano e sono amorevoli. Un Paese combattutto e duro da digerire. Povero e bellissimo. Semplice eppure complesso. Myanmar it’s all about the people!
Birmania Fai da te – Itinerario di viaggio
Quello che segue è l’itinerario di viaggio che ho seguito io durante le mie tre settimane in Birmania, io mi sono fermata più a lungo in alcuni luoghi. Di fatto 14 giorni sono sufficienti, l’itinerario presupponde arrivo e partenza su e da Yangon. Pronti per viaggiare in Birmania?
Giorno 1 e 2 – Arrivo a Yangon
Dopo la lunga traversata dall’Italia alla Birmania e soprattutto per prepararsi al “faticosamente splendido viaggio”, vale la pena dormire almeno due notti a Yangon.
Yangon è una città d’impatto, è grande, confusionaria, fa caldo. È la capitale ed è conosciuta nel mondo per l’enorme Shewedagon Pagosa, una vera e propria cittadella d’oro che per quanto bellissima ed imponente è dal mio punto di vista una delle mille contraddizioni di questo Paese.
Ma Yangon non è solo templi e oro, vanta anche un bellissimo parco pubblico, chiamato parco degli ombrelli, alcune strutture che per quanto decadenti rappresentano la città coloniale e poi i suoi mercati.
Giorno 3-4 – Bagan
Per raggiungere Bagan, la splendida città dalle 3000 pagode, bisogna andare in taxi alla stazione dei bus di Yangon, che dista circa 45 minuti dal centro della città, da qui prendere il bus che arriverà in prima mattinata.
Il viaggio è lungo e stancante e scoprire il parco delle pagode richiede la sveglia all’alba e termina il pomeriggio. Quindi piuttosto che fare tutto di corsa il giorno in cui si arriva, varrebbe la pena pagare un taxi privato per raggiungere il Monte Popa.
Su questa montagna sorge un bellissimo monastero, abitato da centinaia di scimmie, la cui vista è pacifica e mozzafiato. Un monastero sospeso in aria, un cammino in compagnia di silenziosi monaci buddhisti e scimmie.
Il giorno successivo è d’obbligo svegliarsi quando è ancora buio per godere una delle albe più belle del mondo. Il sole sorge alle spalle dei bellissime stupas e lentamente la città si illumina.
Il cammino per la stupa si fa quando è ancora buio, consiglio vivamente di farsi accompagnare da un locale che dietro un piccolo compenso (ricordate… qui si danno da fare in questa maniera quindi è giusto lasciare qualche dollaro) vi accompagnerà sulla stupa giusta e soprattuto conosce esattamente la strada per arrivarci anche al buio.
Dopo la colazione, si può affittare una bicicletta e andare alla scoperta delle Stupas della città di Bagan. Il sito storico è molto grande, consiglio di non partire più tardi delle nove del mattino. Non mi stupirei se mentre pedalate qualche altro locale si offrirà per farvi da guida. Accettate. Questa è l’unica maniera che abbiamo per contribuire in qualche modo alla loro vita quotidiana e l’unica genuina per conoscere i locali e avere modo di passarci un pò di tempo insieme. Non stupitevi se dopo il tour… sarete invitati a cena!
Giorno 5 – 6 – Mandalay, Amarapura e Sagaing
Con il bus del mattino che parte da Bagan ci dirigiamo verso Mandaly. Il viaggio in bus dura circa 8 ore.
La giornata è ormai andata e si ha giusto il tempo per fare un giro della città che ho trovato molto meno entusiasmante di Yangon.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la grande influenza cinese, Paese che non a caso sta investendo molto in Birmania ed in particolar modo qui, che è la capitale economica birmana.
Se non troppo stanchi, giusto in tempo per il tramonto, con un taxi si può raggiungere Manday Hill, un monastero su una montagna a 230 metri sulla città che regala una splendida vista dall’alto della metropoli.
Ciò che rende Mandaly una destinazione da non perdere, non è la città in sé quanto gli splendidi paesini di Amarapura e Sagaing.
Un modo economico e divertente, ma altrettanto scomodo, per raggiungere i due villaggi è il pick up. Il pick up è un camioncino in cui letteralmente ci si ammassa nella parte di dietro attrezzata con panche di legno, ma anche fuori e sul tetto (riservati questi ultimi due agli uomini e ai monaci ma non alle donne).
Sebbene scomodi… il viaggio e l’esperienza li consiglio a tutti! A dispetto di quello che dice la Lonely Planet che lo sconsiglia, io invece a tutti gli avventurieri dico di farlo!
Per 1100k sono andata e tornata da Mandaly ai due villaggi contro i 15.000 che mi venivano chiesti in taxi privato.
Io sola turista con 30 locali ammassati che si prendevano cura di me.
Primo Stop: Amarapura.
Il villaggio è famoso per il ponte U Bein, il ponte di legno più lungo del mondo ma soprattutto per un evento giornaliero unico al mondo, la colazione dei monaci al monastero Ganayon Kyaung.
Ogni giorno alle 10,30 più di 400 monaci in fila ed in silenzio si preparano per fare colazione. Uno spettacolo delicato e sublime, adesso devo ammettere molto turistico, ma talmente mistico che è un peccato perderselo.
Prendere adesso un altro pick up e proseguire per Sagaing, che vanta più di 500 stupas. L’unico mezzo di trasporto per girare per il villaggio è in mototaxi, che io ho contrattato per 3000k.
Ho girato in lungo e in largo a bordo del motorino con il mio simpatico autista che mi ha portata ai templi più importanti facendomi entrare dalle entrate secondarie evitando, così, di pagare la tassa governativa d’ingresso.
Il ritorno a Mandalay è per le 15 circa, giusto in tempo per prendere il bus per andare a un’altra delle destinazioni TOP della Birmania: Inle Lake.
Giorno 7-8-9 – Inle Lake
Dopo una notte in bus si arriva a Inle Lake a un orario improbabile: le 4,30 del mattino. Ma bisogna farci l’abitudine, non ci sono bus che arrivano a un orario umano, la maggior parte arriva nel bel mezzo della notte e, come in questo caso, ti lascia nel bel mezzo del niente.
Quindi non solo si arriva nel mezzo della notte ma la destinazione finale non è neanche Nyaungshwe, dove sicuramente pernotterete, ma bensì a 13 chilometri nord dal paese. Quindi dopo avere pagato l’ingresso a Inle Lake (4000k ovvero $5), dovete prendere un altro pick up (circa 6000k) per raggiungere la cittadina.
Inle Lake, il nome parla da solo. È un lago in cui sorgono dei villaggi galleggianti e case su palafitte e il cui unico mezzo di trasporto tra una casa e l’altra è la barca in legno.
Caratteristico, colorato e vivace è il suo mercato che si svolge parte in acqua e parte su terra ferma.
Se per visitare le città galleggianti bisogna prendere parte a un tour che parte di prima mattina e termina il pomeriggio (costo circa 15000k) un’altra attività che vale la pena fare magari il primo giorno è affittare una bicletta e perdersi per le strade lungo il lago ed arrivare alla foce.
Perché stare un giorno in più? Perchè Inle Lake è splendido e lasciarsi prendere dalla sua tranquillità e classica routine della vita quotidiana in una comunità di persone che vive sull’acqua è un qualcosa che vale la pena assaporare in tutto e per tutto, anche solo sedendosi in riva al fiume guardando la gente che va e quella che viene.
Giorno 10 – Bago
Tempo di lasciare a malincuore Inle Lake, il viaggio è lungo per raggiungere Bago, ci stiamo dirigendo al sud, torniamo vicino Yangon. Bago è considerato il regno del Buddha, qui si trova infatti il più grande Buddha sdraiato del mondo. Il viaggio in bus impiega ben 14 ore, orario di arrivo… novità novità… 4,30 del mattino!
Bago si può visitare in un giorno se accompagnati in moto, come sempre, da uno dei tanti birmani che si propongono per qualche ora di tour.
Templi e templi e templi. Ne ricordo uno in particolare dove in una piscina dimora pacifica un’anaconda gigante.
È libera di fare quello che vuole, è infatti considerate sacra e protettrice del tempio, pertanto vive liberamente per il templio gironzolando quando stanca di stare in piscina. Simpatica come cosa ma un pò di ansia, lo ammetto, l’avevo.
Giorno 11-12- – Kinpun e Golden Rock
Io ci ho provato a fare questa escursione in un giorno ma ho fallito. Come prima cosa il viaggio è uno dei più duri che abbia fatto in Birmania, ma che viaggio!
Andiamo alla volta di Kinpun in balia di pick up senza orari e che si fermano a loro piacimento. Io ci ho messo circa 6 ore ad arrivare, di cui 3 di viaggio e 3 di attesa in mezzo alla strada dove nessuno riusciva a rispondere alle mie domande.
Dopo varie peripezie sono arrivata a Kinpun, bisogna scalare la montagna per arrivare alla roccia d’oro tanto venerata. Una enorme roccia laccata in oro che non si sa per quale motivo rimane in bilico al bordo della montagna appoggiandosi su una minucola base.
45 minuti di camminata sotto il sole cocente. Una scalata in verticale per arrivare a destinazione e dimenticare le fatiche compiute in questo luogo sacro in cui bambini giocano e gli adulti o pregano o chiacchierano. Lo sforzo che abbiamo fatto per vivere questo momento di pace e preghiera è già dimenticato, siamo in uno dei luoghi più sacri del Myanmar.
È tardi per tornare a Bago o Yangon, non ci sono mezzi al mio ritorno a Kinpun. È quindi necessaro rimanere per la notte e a questo punto partire per Yangon la mattina successiva.
Giorno 13-14 – Yangon e partenza
Siamo tornati da dove l’avventura magica in questo Paese è cominciata. La Birmania lascia senza parole, rapisce. Gli occhi che scrutano, la voglia di sapere dei suoi abitanti, la loro gentilezza, cordialità, il loro vivere con dignità una vita difficile e complicata lascia molto più che un album fotografico da premio Pulitzer.
È qui che si vive l’esperienza del viaggio d’avventura e totalizzante, dove gli imprevisti colorano un possibile ma mai certo itinerario, gli autobus non hanno orari e quando li hanno sono molto improbabili, il mangiare è olioso e untuosamente delizioso, i monaci buddhisti sono i veri protagonisti(e ricoprono un ruolo importante anche nella storia politica del Paese) e soprattutto tutti sono disposti ad aprirti le porte di casa e sorridere… perché loro più noi vogliono conoscere e scoprire.