Padre scrive una lettera commovente all’ospedale che ha in cura il figlio da 8 anni
Un papà scrive all'ospedale che ha in cura il figlio da 8 anni una lettera che vi farà commuovere.
Ogni genitore non può nemmeno immaginare come si possano sentire tutte quelle mamme e tutti quei papà che devono fare i conti con la malattia di un figlio che ha bisogno di cure mediche costanti. Per tanti genitori, purtroppo, è una realtà che devono affrontare ogni giorno. Come è accaduto a Dan Langlois e alla moglie Sara: Gabriel di 8 anni soffre di spina bifida e ha già subito più di 20 interventi.
Gabriel ha vissuto per molto tempo in ospedale. Tutti gli interventi, tranne uno, sono stati eseguiti presso il Children’s Hospital di Milwaukee, nel Wisconsin.
La situazione è molto delicata, perché Gabriel ha trascorso molto tempo in ospedale.
Dan ha riflettuto su quello che ha provato ogni volta che ha dovuto prendere decisioni con il team di medici e ha descritto di scrivere una lettera all’ospedale. Parole toccanti che poi la struttura ha deciso di condividere sui social.
Gabriel soffre di spina bifida. E’ paraplegico e sempre a rischio per altre patologie, come malattie ai reni e alla vescica.
Dopo essersi sentito colpevole l’ultima volta che ha lasciato l’ospedale con il figlio, l’uomo ha deciso di scrivere all’ospedale che ha avuto in cura il figlio negli ultimi anni.
Lo staff dell’ospedale è rimasto profondamente colpito dalle sue parole, che sono poi state condivise sui social.
“Ho amato queste porte e ho odiato queste porte. Le ho amate quando mia moglie e io abbiamo per la prima volta incontrato nostro figlio. Le ho odiate quando le ho attraversate per 20 interventi chirurgici. Le ho amate quando sono tornato dopo ogni intervento. Le ho odiate per ogni viaggio di più di 180 miglia per dei singoli checkup di 10 minuti. Amo queste porte quando so che un intervento non è richiesto.
L’altro giorno camminando di nuovo attraverso queste porte con mio figlio (ho perso il conto di quante volte le ho attraversate negli ultimi 8 anni) sono rimasto colpito da un sentimento diverso: la colpa. Non sono sicuro da dove provenga, ma so che ho bisogno di scusarmi”.
Scusarmi con “tutti i genitori che sono entrati da queste porte con il loro bambino, ma sono usciti a mani vuote. Per ogni bambino o genitore che è uscito da queste porte con una diagnosi definitiva, sapendo che tornare indietro sarebbe stato inutile, mi dispiace. Mi dispiace per ogni dottore, infermiera, professionista che ha dovuto attraversare queste porte dopo aver fatto di tutto per salvare la vita a un bambino e non esserci riuscito”.
“A ogni custode, badante, addetto che ha dovuto preparare una stanza per il prossimo paziente dopo che il precedente era morto, mi dispiace. A tutti i membri della sicurezza e dei servizi sociali che hanno dovuto accompagnare fuori da queste porte dei genitori in lutto, mi dispiace. Non posso nemmeno immaginare cosa passino queste persone e spero di no provarlo mai. Fino a quando potrò, amerò queste porte”.