Massimo Ciavarro dalla Balivo: “La mia carriera cominciata in un momento delicato”
L'attore romano si è raccontato a Vieni da Me, il programma di Raiuno.
Negli anni 70 e 80 le donne impazzivano per Massimo Ciavarro. Tutto ha avuto inizio con i fotoromanzi del settimanale Grand Hotel che diedero molta popolarità al 61enne romano, sfociata nella partecipazione a numerosi film quasi sempre con lo stesso ruolo: il bel ragazzo che fa strage di cuori femminili.
L’attore romano ha deciso di raccontarsi a Vieni da me, il programma condotto da Caterina Balivo su Raiuno e, a proposito degli inizi della sua carriera, ha raccontato: “Il primo fotoromanzo l’ho fatto a 14 anni, un bambino, in un momento un po’ particolare della mia vita. Mio papà ci aveva appena lasciati, giovanissimo, e la mia famiglia si è trovata in una situazione molto dolorosa. Mia madre aveva le mie due sorelle che erano piccole”.
“La situazione economica – ha aggiunto Ciavarro – non era florida perché papà ci aveva lasciato un’attività dove importava merci dall’estero. Quando morì, tutti i grossi fornitori vennero e si portarono via tutto. Invece tutti quelli che dovevano delle cose a mio papà sparirono. Le mie sorelle avevano 6 e 12 anni. Mia mamma è una donna siciliana, nata in una società dove tutto veniva delegato all’uomo di casa, che in quel momento sono diventato io”.
Ciavarro ha approfondito poi il rapporto con il padre scomparso: “I bei ricordi che ho di mio padre sono molto vaghi perché si ammalò quando avevo 9 anni. Faceva avanti e indietro con le cliniche. Un giorno guardando fuori dalla finestra mi disse ‘Credo che questa sia l’ultima volta, tu pensa a studiare e alle tue sorelle’. Il giorno dopo sono andato in clinica e ho capito cosa voleva dirmi. Lui era lì, ma in realtà non c’era più. Io gli ho aperto gli occhi per salutarlo un’ultima volta, poi ho preso la bicicletta e sono andato a piangere da solo in un parco. Quel momento l’ho sempre rimpianto, perché avrei dovuto stare con mia madre e le mie sorelle, ma da quel giorno non le ho mai più abbandonate“.