Una nuova terapia permette a una donna di diventare mamma dopo 7 aborti
Carmela aveva provato molte volte a diventare mamma. Dopo 7 aborti aveva perso quasi tutte le speranze. "L'embrione è immunologicamente estraneo alla futura madre e pertanto suscettibile di rigetto"
Carmela Salvati è una donna di 43 anni. Insieme al marito Arturo Aversa, un 50enne agente della Polizia Municipale, vive a Mercato San Severino in provincia di Salerno. Carmela è la titolare, insieme al marito, di un punto SNAI della sua città. Da tempo speravano di diventare genitori. Dopo 7 aborti avevano perso ogni speranza. Poi una terapia innovativa. E la nascita della piccola Cecilia. Il miracolo è avvenuto.
Carmela e Arturo sono diventati genitori per la prima volta, dopo numerosi tentativi. Cecilia, questo il nome della loro piccola, è venuta al mondo con un peso di 2 chili e 100 grammi. Mamma e bambina stanno bene, anche se sono dovuti intervenire con cesareo a 36 settimane di gestazione. La donna ha potuto coronare il suo sogno grazie a una terapia innovativa. In altre strutture, infatti, Carmela si era sottoposta a terapie specifiche per contrastare la trombofilia. A marzo 2018 gli esperti del Centro Mediterraneo Medicina della Riproduzione di Salerno, sotto la direzione di Domenico Danza, tra i primi italiani ad avere successo con una gravidanza da fecondazione in vitro (era il 1986), l’hanno sottoposta a una terapia davvero all’avanguaria, come racconta lo stesso medico. “La paziente è stata sottoposta ad una terapia personalizzata mirata da una parte al trattamento della patologia trombofilica e dall’altra ad aumentare la tolleranza immunologica della donna nei confronti dell’embrione. Esso, com’è noto, è generato dal patrimonio genetico della madre e del padre e proprio quest’ultimo conferisce caratteristiche di allogenicità all’embrione, rendendolo immunologicamente estraneo alla futura madre e pertanto suscettibile di rigetto.
La donna, tuttavia, ha dei meccanismi fisiologici che permettono il riconoscimento del prodotto del concepimento consentendo l’annidamento e lo sviluppo della gravidanza. Nel caso in oggetto l’obiettivo della terapia è stato quello di evitare il fallimento di questi meccanismi responsabili di reazioni di rigetto e di conseguenza dei ripetuti aborti.
È un po’ di tempo che utilizziamo questo innovativo protocollo terapeutico con risultati sicuramente incoraggianti“.
La gravidanza ha avuto comunque dei problemi, anche legati a malattie presenti, a diversi fattori negativi concomitanti e all’età del paziente. Ma Carmela è stata seguita dal team dell’ospedale e dal dottor Maurizio del Verme, responsabile della diagnostica prenatale.