Rudolf Nureyev: tra scandalo e leggenda
Ripercorriamo insieme l'incredibile carriera del ballerino Rudolf Nureyev aspettando il film al cinema
Non serve essere appassionati di balletto classico per conoscere il nome di Rudolf Nureyev, il più grande ballerino di danza classica che, con il suo genio ed eleganza, rivoluzionò del tutto il concetto di danza, ma al tempo stesso fece parlare tantissimo di sé con i suoi scandali, caratteraccio e morte a causa dell’HIV. Dal 27 Giugno al cinema potrete rivivere la storia di questa grande leggenda grazie al film biografico diretto da Ralph Fiennes, Nureyev – The White Crow.
Il regista e attore britannico Ralph Fiennes, conosciuto ai più giovani come il volto di Lord Voldemort nella celebre saga Harry Potter, torna al cinema con una nuova pellicola come attore e regista, raccontando la storia di una delle icone più importanti nell’ambito della danza, ovvero quella del leggendario ballerino Rudolf Nureyev.
Rudolf Nureyev, vero e proprio genio ribelle che a soli 22 anni entrò a far parte della rinomata Kirov Ballet Company, compagnia con la quale viaggiò moltissimo, sebbene gli enormi problemi che il KGB gli creò costringendolo più e più volte a tornare in patria, conquistandosi la sua fama internazionale. Gran parte del successo di Nureyev non fu dovuto unicamente al balletto, al suo modo di danzare che cambiò drasticamente le regole per la danza classica maschile, ma anche alla fama che il ballerino si portava dietro di sé.
Il ballerino sovietico, grazie alla sua velocità e predisposizione per le acrobazie, venne definito il “flying tatar”, ovvero il tataro volante. Con il suo modo di danzare, oltre ad aver fatto accrescere l’importanza per i ruoli maschili nella danza, Nureyev lanciò quelle che poi furono le basi per la danza moderna, rompendo quasi il confine tra balletto classico e moderno. Sebbene adesso è consuetudine unire le due discipline, sporcando quasi la purezza del movimento classico, Rudolf Nureyev ne fu precursore assoluto.
Ma come stavamo dicendo prima, non solo la danza fu uno dei motivi di fama per il sovietico. Fin dall’inizio, Nureyev non si è mai mostrato un ragazzo semplice, anzi; la sua indole da ribelle e la consapevolezza della sua enorme bravura, non fecero altro che fagocitare ancora di più il suo carattere scontroso e aria di superiorità, che più di una volta lo ha messo di fronte a serissimi pericoli. Ma faccia tosta, Nureyev è sempre andato avanti per la sua strada, vivendo per la danza e con la danza, sentendosi libero di esprimere il suo estro come meglio voleva.
Ralph Fiennes, che oltre a dirigere il film interpreta anche il famoso maestro russo di ballo, Alexander Pushkin, traccia un quadro dettagliato di Rudolf Nureyev (nel film interpretato da Oleg Ivenko) che va dall’infanzia sofferta nella gelida città sovietica di Ufa, fino a divenire ballerino nella scuola che ha frequentato a Leningrado, andando poi verso i grandi successi e traguardi raggiunti dal ballerino.
Quali sono stati i punti salienti che hanno segnato l’ascesa e discesa di questa grande stella ancora brillante?
Dall’infanzia alla Compagnia di Balletto del Teatro Kirov
Ultimo di cinque figli, Rudolf Nureyev nasce sul vagone di un convoglio della Ferrovia Transiberiana, nei pressi di Irkutsk, nel 1938. Non ha avuto un’infanzia semplice, costretto a spostarsi molto spesso con la famiglia. Dopo un breve periodo a Mosca, la famiglia Nureyev è costretta a spostarsi in un piccolo villaggio nei pressi di Ufa in Baschiria. Siamo in piena seconda guerra mondiale e la vita non è affatto facile, nonostante questo il 31 Dicembre del 1944 Rudolf assistere ad un balletto interpretato dall’etoile Zajtuna Nazretdinova. Questo è stato il primo e decisivo incontro con la danza. In quel momento Rudolf comprende, da sempre predisposto per la musica, che la danza sarebbe stata la sua vita.
Il giovane Rudolf iniziò a ballare tanto in gruppi amatoriali quanto in qualche saggio al Teatro dell’Opera di Ufa, sotto la supervisione di Anna Udel’cova, la quale, intuendo il potenziale del ragazzo, lo indirizzò all’insegnante di danza Elena Vajtovič che, a sua volta, nel 1954 spronò il ragazzo a iscriversi all’Accademia di danza Vaganova del Teatro Kirov di Leningrado, una delle più prestigiose istituzioni dell’Unione Sovietica.
Nel 1955 Rudolf Nureyev partì alla volta dell’Accademia, ma prima si fermò a Mosca tentando un provino presso l’Accademia di Danza del Teatro Bol’šoj. Rudolf superò brillantemente l’audizione, ma nonostante questo decise di declinare l’offerta e continuare per Leningrado. Qui Rudolf tenne il provino per entrare nella prestigiosa Accademia di Danza Vaganova del Kirov, che ovviamente superò, nonostante le perplessità sulla sua età. Nonostante questo, il ballerino sovietico si diplomò dopo solo tre anni, diventando Maestro di Danza ed entrando nella Compagnia di Balletto del Teatro Kirov, dove debuttò in Laurençia al fianco della celebre Natalia Dudinskaya.
Nel giro di un solo anno Rudolf Nureyev divenne uno dei più celebri ballerini dell’Unione Sovietica, iniziando a partecipare a tournées in tutto il paese che lo videro protagonista in celebri balletti Il lago dei cigni e Giselle. Questo gli permise anche di iniziare a viaggiare all’estero, al di fuori dei confini russi, da Vienna a Parigi. E fu proprio a Parigi che Rudolf conobbe il vero e proprio successo nonché la “libertà”, libertà che lo terrà per molti anni lontano dalla sua patria.
Parigi e l’ascesa al successo
Nel 1961 Rudolf Nureyev venne chiamato all’Opéra di Parigi in sostituzione di un ballerino infortunato. L’esecuzione fu un successo tale che ci furono moltissime repliche a tal punto da essere chiamati al di fuori dei confini francesi, in particolar modo a Londra. Ma Rudolf era un personaggio scomodo, soprattutto per il suo carattere e per le sue frequentazioni (in quegli anni iniziava a frequentare locali e personalità omosessuali), per l’Unione Sovietica a tal punto che gli venne ordinato di rientrare immediatamente in Patria per un’importante esibizione al Cremlino.
Ma il 16 giugno del ’61, quando all’aeroporto Le Bourget di Parigi gli uomini del KBG lo aspettavano, Rudolf Nureyev riuscì a scappare, consegnandosi alle autorità francese e chiedendovi asilo politico lì. Da quel momento iniziò il lungo esilio di Nureyev fino al 1987. Ma per quanto la mancanza si faceva sentire, il ballerino continuò per la sua strada, arrivando a toccare le grandi vette del successo. Se, quel 16 Giugno, fosse ritornato in patria, forse oggi Rudolf Nureyev non avrebbe goduto della stessa fama.
Gli anni ’60 furono uno dei migliori periodi per Rudolf Nureyev. Nel ’61 entrò a far parte del Grand Ballet du Marquis de Cuevas a Parigi e debuttò come coreografo in Italia con una nuova edizione di Raymonda, per poi lavorare presso il Teatro La Scala di Milano con Carla Fracci e Liliana Cosi.
Il 1962 è l’anno del debutto americano, debutto che consacrò la grande fama di Nureyev, lavorando con Sonia Arova alla New York City Brooklyn Academy of Music e con Ruth Page del Chicago Opera Ballet, con la quale eseguì il grand pas de deux da Don Chisciotte. In quel periodo ebbe, seppur breve, una relazione con l’attore Anthony Perkins, celebre per aver interpretato Norman Bates nello Psyco di Hitchcock.
Sempre nel 1962, il ballerino sovietico cominciò la sua lunga collaborazione per il Royal Ballet di Londra, dove realizzò nuove coreografie per celebri balletti e segnando la storica relazione professionale con la ballerina Margot Fonteyn. Ancora oggi il duo Nureyev – Fonteyn viene preso in esempio da numerosi coreografi.
Erano passati meno di dieci anni da quando si iscrisse all’Accademia di Kirov, ma Rudolf Nureyev era già una leggenda.
Dal mito di Rudolf Nureyev alla malattia
In quegli anni Nureyev divenne una personalità incredibilmente influente in tutto il mondo tanto nel mondo della danza quanto in quello dello spettacolo. Partecipò a numerosi produzioni televisive e perfino ad un film, dove interpretò Rodolfo Valentino.
Sebbene il suo caratteraccio non rendeva facile lavorare assieme a lui, al tempo stesso la sua grandezza era tale che molti cercavano di tollerarlo tanto nei suoi alti quanto nei suoi bassi.
Inoltre anche le sue relazioni vantavano di una certa fama, come quella con l’altrettanto iconica figura di Freddie Mercury, da sempre chiamato dal ballerino “Eddie”.
Nureyev, come già detto prima, non è stato fondamentale per la danza solo per l’aver sottolineato l’importanza dei ruoli maschili nell’ambito del balletto, ma anche per aver dato una cura maggiore alle coreografie che dirigeva rispetto alle produzioni precedenti, soprattutto cercando di sorpassare il confine tra balletto classico e danza moderna. Fu famoso per aver ballato in entrambi gli stile, perfezionando la tecnica del moderno basandosi unicamente su quella della sua predisposizione classica. Ad oggi questo fattore è diventato assolutamente importante per qualsiasi ballerino di danza moderna, il quale alle spalle ha un’imprescindibile base di classico.
Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 Rudolf Nureyev ottenne numerosi premi e onorificenze, diventando Direttore del corpo di ballo dell’Opera di Parigi e fondando anche una sua compagnia, la Nureyev and Friends, con la quale si esibì in tutta Europa presentando coreografie prevalentemente moderne, anche se ciò gli costò molte critiche e disapprovazione ai tempi.
Gli anni ’80, purtroppo si sa, furono l’inizio di una grave, gravissima piaga, esplosa soprattutto a causa della tanta disinformazione: l’AIDS. L’AIDS è una malattia del sistema immunitario umano causata dal virus dell’immunodeficienza umana, più comunemente conosciuto come l’HIV. Contrarre l’HIV non vuol dire ammalarsi di AIDS. Si può vivere, con i dovuti controlli, con l’HIV ma all’epoca era proprio la degenerazione del virus, il prenderlo sottogamba e non prestare le cure necessarie – all’epoca anche molto arretrate – a far esplodere l’AIDS, malattia che porto il corpo a morire molto lentamente, venendo indebolito giorno dopo giorno.
L’HIV si trasmette attraverso differenti modi, come i rapporti sessuali, trasfusioni di sangue contaminato e aghi ipodermici e tramite trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno. Come tante, tantissime persone del periodo, anche Rudolf Nureyev prese sottogamba la situazione, contraendo il virus ma senza preoccuparsi mai davvero delle conseguenze, se non quando ormai per il ballerino non c’era più nulla da fare.
Guarda il trailer di Nureyev – The White Crow
È probabile che il ballerino sovietico contrasse la malattia proprio all’inizio del primo ceppo, quindi negli anni ottanta. Come appena detto, Rudolf rifiutò qualsiasi tipo di aiuto, approfondimento e accertamento, negando spesso e volentieri l’evidenza dei fatti. La stanchezza, la prestanza fisica sempre più scarsa e il deperimento inizialmente vennero giustificati con altre patologie. Nel 1991, quando la malattia venne ufficialmente conclamata, Rudolf Nureyev dovette abbandonarsi all’evidenza dei fatti, ammettendo di aver contratto il virus.
Nonostante le sue condizioni fisiche, Rudolf continuò a lavorare, a viaggiare e a portare nuove coreografie fino alla fine, pur non potendole più interpretare lui stesso. La triste dipartita avvenne il 6 Gennaio del 1993, dopo che era stato ricoverato in ospedale meno di un mese prima, a poche settimane dall’ultima apparizione pubblica in occasione della Prima de La Bayadère all’Opéra.
Il funerale avvenne il 13 Gennaio. La funzione venne celebrata in forma laica presso il grande foyer dell’Opéra Garnier di Parigi sulle note di Giselle. Dopo di ché il corteo si diresse verso il cimitero russo di Sainte Geneviève des Bois, poco fuori Parigi. Rudolf Nureyev venne sepolto con le sue scarpe da danza in una tomba che riproduce fedelmente il drappeggio di un kilim kazako realizzato a mosaico dal celebre scenografo Ezio Frigerio.
Ad oggi sono 26 anni che Rudolf Nureyev si è spento, eppure la sua stella continua a brillare proprio come un astro nascente e, se vorrete rivivere ancora una volta la magia di un grande uomo, un eccelso e magistrale artista che non si è mai fermato e ha portato la forza, la bellezza e l’eleganza della danza, in tutta la sua rivoluzione, per tutto il mondo, allora vi ricordo che l’appuntamento è al cinema il 27 Giugno con Nureyev – The White Crow.