Cloe Grano, morta a 4 mesi in ospedale: “fuori la verità”.
Bambina di 4 mesi morta in ospedale: "è soltanto un virus intestinale". Dopo le testimonianze è venuto fuori, cosa è davvero successo
Dopo cinque anni, ancora si parla della storia della piccola Cloe Grano, morta a soli 4 mesi all’ospedale Santobono di Napoli. Era il 2014, quando la bambina ha iniziato a stare male. I suoi genitori hanno raccontato che vomitava, piangeva in modo ininterrotto e aveva lo stomaco gonfio. Nel giro di 48 ore, l’hanno portata quattro volte all’ospedale di Cosenza, luogo di residenza.
Secondo quanto riportato, nessun medico è riuscito a capire cosa avesse Cloe. La sua situazione è stata trattata come un semplice virus intestinale, fin quando il papà della piccola non ha iniziato ad arrabbiarsi, dentro la struttura sanitaria, pretendendo che la figlia fosse trasferita in una struttura competente. Cloe così, è stata trasportata all’ospedale Santobono di Napoli.
Con il solo tatto, il team ospedaliero ha capito cosa realmente aveva la bambina: invaginazione. Si tratta di una grave condizione patologica che colpisce l’apparato digerente. Cloe aveva l’intestino aggrovigliato e purtroppo era troppo tardi. Quest’ultimo era andato in necrosi e poi in setticemia, portando la piccola ad una morte celebrale.
La bambina è morta e da quel momento la sua famiglia ha iniziato una lunga battaglia, affinché venga fuori la verità e affinché qualcuno di prenda le responsabilità della morte della piccola.
Lo scorso 12 settembre, a distanza di cinque anni, è venuta fuori una delle prime verità. Uno dei medici dell’ospedale di Cosenza, accusato di aver riportato sui referti medici falsità, è stato prosciolto. Il sanitario aveva affermato che la bambina era stata sottoposta ad un esame ecografico, di cui non è mai stata trovata alcuna traccia.
La posizione di questo medico, è stata riesaminata, dopo diverse testimonianze, contro un altro medico. L’ecografia era realmente stata effettuata, da un dottore, che invece ha sempre negato di averla fatta, facendo cadere le responsabilità, solo sull’altro medico.
Sono state le colleghe a parlare. Secondo le loro testimonianze, le immagini non risultavano chiare e i risultati sono stati tenuti nascosti. Quel medico aveva capito che c’era qualcosa che non andava e che la bambina aveva bisogno di essere operata, così ha chiesto al collega di non riportare i risultati, che poi sono stati tenuti nascosti, perché le sue condizioni erano critiche e nessuno voleva assumersi la responsabilità di fare l’intervento.
Il papà di Cloe, Dino Grano, continuerà a combattere, finché giustizia non verrà fatta.
Notizia in aggiornamento.