Il destino esiste. Ma non sempre è giusto crederci
Cos’è il destino? È giusto lasciarsi condizionare da esso e farci affidamento?
La domanda è di quelle eterne, che tormentano: il destino esiste o siamo noi gli artefici di quello che ci accade?
Da sempre l’uomo si è posto una domanda e la risposta certo, è così soggettiva che anche attingendo a fonti artistiche, filosofiche e culturali, non esiste verità assoluta che possa rispondere al quesito più antico di tutti.
Destino. Cos’è
Negli ultimi decenni anche l’ambito terapeutico ha sentito la necessità di rispondere a questa domanda o meglio di analizzarne le conseguenze sui pazienti, sia per quanto riguarda le persone fataliste che per chi invece è convinto che non esista nessuna forza sovrumana a controllare le nostre vite.
Sia in un caso che nell’altro una cosa è certa, affidarsi totalmente alle proprie convinzioni può portare al disorientamento, soprattutto se ci si pongono domande sulla complessità della vita.
In generale può diventare rischioso un atteggiamento unilaterale, ovvero quando si ha tendenza a credere che esista il destino e quindi si subiscono in maniera passiva tutti gli avvenimenti della vita, nel bene e nel male.
Destino, crederci o meno
Le persone tendono ad assumere tre comportamenti nei riguardi dell’esistenza nel destino.
Il primo è tipico di tutti coloro che credono fermamente di avere il controllo di ogni cosa. In questo caso le persone sono mosse da un’estrema razionalità che viene impiegata in tutti i campi della vita, dal lavoro ai sentimenti.
Il secondo comportamento invece è tipico di chi affida totalmente la sua vita nelle mani del destino: tutto dipende da una forza superiore che ha deciso per noi e non ci resta che subire tutto quello che accade perché già scritto.
C’è poi chi pensa che tutto sia causale, che non ci sia un destino né tantomeno la forza di autocontrollo, semplicemente alcune cose accadono senza una motivazione.
Credere o non credere nel destino?
I tre comportamenti descritti qui sopra, se assoluti possono portare alla perdita di controllo. Il primo comportamento può infatti generare ansia da prestazione e mania di controllo su ogni aspetto della vita, la seconda a passività e la terza al cinismo.
Come quindi affrontare la questione del destino? Sicuramente senza pretendere delle risposte uniche e definitive. Come ha scritto il latino Cleante “il destino guida chi acconsente e trascina chi si oppone”.
Ognuno di noi in cuor suo sa che non esiste nessuna risposta unica rispetto alla domanda più antica di sempre. Sappiamo anche che solo impegnandoci duramente otterremo risultati, ma dobbiamo essere consapevoli che a volte le cose accade e piuttosto che struggerci alla ricerca della motivazione, possiamo lasciarci trascinare dagli eventi e prendere da questi quello che di positivo ci portano.
Siamo artefici del nostro destino ma quando siamo destinati a qualcosa, non possiamo che accettare il cambiamento e reagire.