Mangiare troppo, tutte le conseguenze: non c’è solo l’aumento di peso
Quando si arriva a mangiare troppo si va incontro a diverse tipologie di problematiche, non solo all'aumento di peso: ecco quali sono i rischi
Mangiare troppo è un problema che colpisce moltissime persone al mondo. Questo può succedere per diversi motivi, ma le conseguenze di un’alimentazione esagerata o compulsiva non sono mai positive.
Questo perché non si va incontro a quelle che sono le esigenze fisiologiche del proprio corpo, ma le si supera, ingolfando ulteriormente l’organismo. Ecco allora i motivi per i quali si mangia troppo, ma anche le conseguenze di questa azione.
Perché finiamo a mangiare troppo?
Quando una persona arriva a mangiare più cibo di quello che l’organismo necessita, le motivazioni possono essere tra le più differenti. Fondamentalmente, il fatto di mangiare troppo è un fattore psicologico: è il cervello, la psiche, che induce qualcuno a mangiare più di quanto necessita, non l’organismo. Infatti, il corpo umano è definita da molti una macchina perfetta e, proprio per questo motivo, non chiederebbe mai più di quanto gli sia necessario.
Ma analizziamo proprio la radice del problema: che cosa vuol dire, di fatto, mangiare troppo? In sostanza, vuol dire assumere degli alimenti, dei cibi, che di fatto rilasciano nel corpo più calorie di quelle che lo stesso organismo necessiterebbe. Le calorie che un determinato organismo necessita sono definite dall’Indice di Massa Corporea. L’Indice di Massa Corporea indica quali sono i valori, per una determinata corporatura, in cui una persona dovrebbe rimanere, per avere un fisico in normopeso.
Le calorie in eccesso e il loro destino
La domanda che adesso sorge spontanea è: dove vanno a finire le calorie in eccesso? Le calorie in eccesso andranno a formare quello che comunemente è chiamato grasso, ma che in realtà di tratta di un eccesso di tale grasso all’interno del tessuto adiposo. Da questo discorso, però, bisogna estrarre un contenuto importante, che non deve essere per nessun motivo ignorato: non esiste un quantitativo di calorie standard da assumere, il numero giusto varia da persona a persona.
Tornando alle motivazioni base per le quali si mangia troppo, come detto in precedenza, queste possono basarsi principalmente su fattori di carattere psichico. Questo per un determinato motivo: il corpo fa recepire alla mente quando è il momento di fermarsi a desiderare cibo, ma se questo collegamento non funziona più o non è affinato bene, si rischia di andare troppo in là.
Stimolo della sazietà: conosciamolo
Quello di cui si sta parlando è fondamentalmente lo stimolo della sazietà. Questo stimolo rappresenta la messa in atto della comunicazione tra l’organismo e la mente, che controlla tutte le azioni del corpo e dell’essere umano. Partendo da questo principio, bisogna però fare un’ulteriore premessa: quando questo stimolo è al proprio apice di efficacia?
Infatti, bisogna tener conto del fatto che lo stimolo della sazietà non è acuto e preciso per tutta la vita, anzi, per la maggior parte dell’esistenza questo è davvero poco predominante. Infatti, lo stimolo di sazierà è sviluppatissimo nei bambini dai 0 ai 4 anni, ma man mano che si cresce riduce la sua influenza sull’organismo. Questo perché ai bambini serve fondamentalmente un impulso fisico per capire quando fermarsi, nell’adulto questa necessità diminuisce, dato che entra in atto l’intelletto più sviluppato.
Di conseguenza, si può ben capire come bisogna, quando si è in età adulta, stare molto più attenti nell’assunzione delle calorie giuste, più di quando si è bambini. Questo fa ben intendere il perché ci sia bisogno di controllare almeno in parte, senza farsene una malattia, le calorie dei cibi che si mangiano e si assumono. Bisogna ben tenere a mente che l’organismo umano non lascia niente al caso e che ogni cosa che ingeriamo andrà a prendere il suo posto all’interno del sistema, anche se in eccesso.
Quale ruolo gioca l’ambiente nel mangiare troppo?
Ogni azione del nostro corpo, fisica o psicologica, tenderà sempre ad essere regolata da fattori esterni. Questo perché l’ambiente è quello con il coltello dalla parte del manico: l’uomo dovrà sempre adattarsi a lui, non è l’ambiente a doversi adattare all’uomo. Ecco che qui entra in gioco lo spirito di adattamento.
Partendo dal presupposto che i meccanismi biologici non si sono adattati nell’allarmare la psiche quando il cibo introdotto è troppo, allo stesso modo anche i meccanismi psicologici non si sono abituati a contrastare questo pericolo, in molti casi. Infatti, se non si parlasse di un fattore di salute, il nostro organismo non avrebbe a prescindere un limite.
Istinto di sopravvivenza e carattere genetico
Questo, principalmente, è causato da un istinto di sopravvivenza che deve prevenire momenti difficili. L’essere umano, secondo il suo carattere genetico, deve essere capace di provvedere ed adattarsi a qualsiasi situazione difficile, per questo motivo c’è bisogno che possa accogliere quanto più cibo possibile, affinché possa averne di riserva quando questo scarseggerà.
Insomma, un meccanismo di prevenzione accurato quando i tempi sono incerti, ma nell’era moderna le probabilità di carestia sono molto più rare rispetto al passato. Per questo motivo ci sono tante difficoltà nel capire quanto dire basta. Seguendo questo ragionamento, possiamo intendere come il nostro istinto primario ragioni.
In periodi di abbondanza, specialmente in passato, l’uomo per natura tende ad abbuffarsi, cercando di conservare quanto più possibile. Ecco, ora immaginiamo la vita contemporanea, nei Paesi più sviluppati e ricchi, come un perenne periodo di abbondanza. Se l’ambiente non dà lo stimolo all’organismo di evitare l’accumulo, in quanto il cibo è prezioso e raro, l’organismo continuerà a trangugiare senza farsi troppi problemi, dato che non c’è pericolo di carestia. Insomma, è l’ambiente di fatto a far funzionare il nostro stimolo di sazietà, gestendo l’istinto primordiale che è connaturato agli uomini.
Conseguenze del mangiare troppo
“Ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale e contraria”. Questa frase non vale solo in fisica, ma anche e sopratutto quando si parla di elementi correlati al corpo umano. Infatti, come è stato accennato in precedenza, ogni volta che assumiamo o ingeriamo cose in più, queste andranno sicuramente ad occupare un posto ben preciso all’interno del proprio sistema biologico. Quando, però, si parla di calorie in eccesso, bisogna aspettarsi delle conseguenze ben precise, che saranno delle reazioni non troppo positive.
Innanzitutto, la prima cosa che viene in mente quando si parla di mangiare troppo è l’aumento di peso. L’aumento di peso è una diretta conseguenza dell’assunzione eccessiva di calorie e, come si può ben dedurre, non è affatto un fattore positivo. Questo perché aumentare di peso e, di conseguenza, ingrassare troppo non fa bene all’organismo.
Le cause dell’ingrassamento sono fondamentalmente diverse, ma la principale, la più nota, è l’obesità. L’obesità è una vera e propria patologia: non parliamo solo di uno stato fisico, ma anche e soprattutto di una condizione patologica che include, a parte l’aspetto fisiologico, anche quello psicologico.
Un organismo sovrastimolato
Cosa succede all’organismo quando si trova a dover smaltire e fronteggiare allo stesso tempo un quantitativo di calorie superiore a quelle a lui necessarie? Le conseguenze sono di fatto molteplici. Come spesso accade, i risultati possono essere categorizzati in fisici e psicologici. Analizziamo, in primis, come reagisce il senso di sazietà in un soggetto patologicamente obeso.
In questo caso, come si può ben dedurre, il senso di sazietà non è ben sviluppato. Un motivo, di natura evoluzionistica, c’è. Infatti, bisogna fare una premessa di carattere universale: l’evoluzione dell’uomo si basa proprio sulla sua costituzione fisica. Per quanto riguarda l’uomo, accumulare grasso non è sempre stato un male, a differenza degli altri animali. Infatti, per quanto riguarda le altre specie, l’accumulo di grasso faceva la differenza tra predatore e preda: il più grasso o pesante era ed è automaticamente la preda. Ciò, però, non può essere applicato all’uomo.
L’uomo, infatti, non segue lo stesso meccanismo. Durante l’evoluzione della specie umana, è stato notato come l’accumulo di grasso nel tessuto adiposo abbia permesso all’essere umano di sopravvivere a periodi di siccità e carestia, grazie proprio a questa riserva sottocutanea a cui le funzioni vitali potevano attingere in caso di necessità. Proprio per questo motivo, andando avanti con l’evoluzione, l’uomo ha avuto un adattamento all’ambiente esterno che include proprio il fatto di avere un ridotto senso di sazietà. Questo gli permette di poter accumulare grasso che, in caso di emergenza, potrebbe risultare utile.
L’apparato gastroenterico e il suo adattamento
Un’altra caratteristica che contraddistingue lo spirito di adattamento dell’essere umano è la capacità dell’apparato gastroenterico ad adattarsi il più possibile alle situazioni a cui va incontro. In particolare, possiamo fare questo ragionamento: per sopravvivere bisogna adattarsi a ciò che l’ambiente ci propone, per questo motivo anche il nostro sistema interno tenderà a fare altrettanto. È un istinto di sopravvivenza che non può essere controllato.
Proprio per questo motivo, l’apparato gastroenterico non arriverà mai a dire basta all’organismo, in quanto tenderà sempre ad adattarsi a tutto quello a cui va incontro: se arrivano nutrienti in più, tutti gli organi faranno in modo di smaltirli al meglio. Insomma, anche qui il limite non si trova.
Sotto il punto di vista biologico e ambientalistico, il discorso non fa una piega. Sotto il punto di vista salutare, però, non funziona proprio allo stesso modo. L’obesità estrema e il non sapersi controllare durante i pasti è una problematica che porta, inevitabilmente, all’insorgenza di altre problematiche, anche peggiori. Infatti, le conseguenze sono molteplici.
Mangiare troppo: le conseguenze dell’obesità
L’obesità comporta l’aumento di rischio di insorgenza di malattie legate a molteplici ambiti fisiologici:
- Malattie cardiovascolari;
- Diversi tipi di diabete;
- Tumori;
- Calcoli biliari;
- Ictus;
- Problemi di infertilità o durante le gravidanze.
Le più ricorrenti tra pazienti obesi sono proprio le malattie cardiovascolari. Queste tipologie di malattie prevedono proprio l’inefficienza dell’apparato cardiovascolare che, a livello del funzionamento dell’organismo, ha un ruolo fondamentale. Si tratta dell’apparato che si occupa di vascolarizzare tutti i tessuti e gli organi dell’organismo ed è gestito da un muscolo tanto particolare quanto fondamentale: il cuore.
L’insorgenza di patologie in questa zona potrebbe avere, tra i tanti risultati, uno dei più pericolosi, quanto comuni e letali: l’arresto cardiaco. Una delle cause più famose che possono portare a questo risultato, ovviamente prodotta da situazioni di forte squilibrio alimentare e obesità, è l’aumento del colesterolo cattivo che porta all’occlusione delle vie vascolari, ossia i vasi sanguigni. L’aumento del colesterolo è causato anche da altre patologie, ma in ogni caso può avere dei risultati davvero tragici.
Qual è il giusto apporto calorico
Come sopra spiegato e sottolineato, non esiste un apporto calorico standard. Non si deve andare, quindi, a seguire qualche fantomatica tabella di carattere universale per stabilire se ci stiamo ritrovando a mangiare troppo.
Per questo motivo, bisogna andare a comprendere quali sono le variabili che decretano il giusto apporto calorico per ogni persona, in modo completamente soggettivo.
Come accennato precedentemente, in questi casi si può fari ricorso all’Indice di Massa Corporea, ossia un grafico che permette di capire, secondo determinati dati, quali sono i range all’interno dei quali bisogna stare per essere in perfetta forma fisica e salutare. Si devono, quindi, analizzare queste variabili per capire quale è il modo giusto per nutrirsi.
Da cosa è composto il consumo calorico?
Dunque, da cosa è composto il consumo calorico? Per capirlo bisogna tenere in considerazione due cose:
- Metabolismo basale: indica quante calorie consuma il corpo durante uno stato di quiete e riposo totale;
- Livello di attività fisica: si tratta dell’energia in più necessaria per fare attività fisica;
Questi due elementi, sommati, danno origine al consumo totale di calorie, pertanto dà origine a quello che è il fabbisogno giornaliero. Conoscendo queste variabili, si può iniziare a parlare di un calcolo di calorie.
Per quanti riguarda un’alimentazione e forma fisica standard, che scongiuri quell’effetto yo-yo tanto odiato, bisogna tener innanzitutto conto del quantitativo di calorie del metabolismo basale. Infatti, parlando di metabolismo basale stiamo parlando del numero di calorie bruciate a riposo. Per questo motivo, non si deve mai assumente un quantitativo di calorie inferiore a quello richiesto dal metabolismo basale. Sarebbe molto nocivo.
Qual è la nostra spesa energetica?
Per quanto riguarda la spesa energetica utilizzata dal corpo in atto di attività fisica, questa dipende da altri fattori ulteriori:
- Tipo di attività;
- Intensità;
- Durata;
- Massa corporea.
Si devono quindi tener bene a mente questi indicatori, prima di passare al calcolo dell’apporto calorico vero e proprio. In questo caso, infatti, si deve parlare ed utilizzare una formuletta che risulterà sicuramente pratica e veloce: CALCOLO CALORIE = peso (kg) x 38 .
Facendo un esempio pratico, possiamo scrivere in questo modo: CALCOLO DELLE CALORIE = 60 x 38 = 2280 Kcal. Facendo solo questo piccolo calcolo, il gioco è fatto. Bisogna fare però molta attenzione: le regole che qui sono state citate, non sono sempre ed inequivocabilmente utilizzabili. Infatti, ci sono casi particolari in cui ci sono esigenze di carattere alimentare o di salute che non permettono il normale apporto calorico.
In questi casi così particolari, si può tranquillamente far ricorso ad un esperto: ci sono figure abilitate e specifiche che sono in ausilio a questo. Si sta parlando di nutrizionisti, i quali sono proprio gli specialisti della nutrizione.