Benedetta Rossi: cosa faceva nella vita prima di fare la food-blogger?
Benedetta Rossi è una famosa food-blogger ma in molti si chiedono com'era la sua vita e cosa faceva prima di diventare influencer
Benedetta Rossi è la food-blogger del momento, la donna dell’anno. Lei, il marito Marco Gentili e il cane Nuvola sono dei veri influencer. Ogni volta che postano un video, fa migliaia di visualizzazioni. Ma molti si sono chiesti: cosa faceva Benedetta Rossi nella vita prima di diventare la famosa food-blogger che tutti conoscono? Ecco cosa abbiamo scoperto.
Benedetta Rossi oggi la conoscono tutti ma poche persone si ricordano com’era e cosa faceva la nota food-blogger prima di diventare famosa. A rispondere a questa domanda è stata proprio lei, in un’intervista concessa al “Corriere della sera”:
“Facevamo sapone in casa e lo rivendevamo su Internet”.
Un mestiere antico che la nota influencer ha saputo reinventare in chiave moderna, pur mantenendo la tradizione. Benedetta ha usato le antiche tecniche di saponificazione e le ha adattate alle metodologie moderne con risultati impressionanti. Facendo così, otteneva ottimi prodotti in poco tempo. E la rete l’ha premiata, rendendo virali i suoi video e facendola diventare famosa.
Benedetta Rossi ha svelato il nome delle persone che le hanno insegnato a fare il sapone in casa. Si tratta della nonna e di sua sorella, zia Giulietta.
“Fare il sapone è sempre stata una tradizione delle famiglie contadine, si tramandava di generazione in generazione e le mie nonne (le chiamo così tutte e due) l’hanno trasmessa a me. Nelle scene dei vecchi film si vedono spesso le lavandaie lavorare sul bordo dei fiumi, strofinando grossi tocchi di sapone giallognolo su vestiti e lenzuola enormi da stendere al sole. Lavando e strofinando socializzavano, alleviavano le fatiche”.
Ma come fa il sapone Benedetta Rossi? La ricetta di base, tramandata da generazione in generazione, ha come ingredienti il grasso del maiale, la soda caustica e l’olio d’oliva che poi venivano mescolati a varie erbe profumate.
“Quando ero piccola i miei genitori mi raccontavano di queste donne e del rito della produzione del sapone, che si ripeteva ogni anno nei giorni successivi alla macellazione del maiale. All’aperto, nel retro della casa, veniva allestito un fuoco di legna di querce e ulivi con sopra un enorme calderone detto “callà“, dove acqua, lardo, strutto, olio d’oliva vecchio e soda erano sapientemente dosati e a lungo bolliti per ottenere il sapone che, dopo la stagionatura, sarebbe stato ripartito tra le varie famiglie in proporzione al grasso conferito”.