Urushi, la lacca giapponese
L’urushi è una delle forme d’arte tradizionali più antiche e pregiate del Giappone.
Nel paese del Sol levante, il termine urushi viene usato per indicare la lacca estratta dalla pianta omonima che cresce soltanto in Giappone e in alcune zone del Sud-est asiatico.
Tradizionalmente, si pensa che la parola giapponese derivi da uruwashi (bello, gradevole) e uruosu (umido e lussuoso). L’urushi, infatti, è una lacca comunemente apprezzata per la sua brillantezza, l’eleganza e la lucentezza che dona agli oggetti che ricopre.
Apprezzata fin dai tempi antichi per le sue proprietà adesive e conservanti, l’urushi era usata inizialmente per armi da guerra e da caccia. I primi oggetti laccati, come pettini e vassoi, sono stati rinvenuti 5.500 anni fa in Giappone, nella Tomba Shimahama, nella Prefettura di Fukui. In seguito, si cominciò ad apprezzare questo tipo di lacca anche per altre caratteristiche, come il fatto che gli oggetti trattati potevano essere usati per motivi estetici, risultando, inoltre, più robusti e impermeabili.
Ad esempio, dal VI secolo d.C. i monaci buddhisti lasciarono la Korea per raggiungere il Giappone e diedero nuovi stimoli all’artigianato locale che cominciò ad usare la lacca per decorare le statuette buddhiste.
Sebbene il legno sia il materiale più frequentemente usato come base per gli oggetti da laccare, anche il metallo, la ceramica e alcuni tipi di stoffa si prestano a questo scopo.
Nel processo giapponese denominato Kanshitsu – anticamente utilizzato soprattutto per la realizzazione delle armature dei samurai – la lacca viene mescolata ad argille cotte e crude e poi applicata a uno stampo con strati di tela di canapa. Attraverso tale tecnica era quindi possibile produrre oggetti senza la necessità di impiegare un nucleo di legno.
Il Kanshitsu è oggi molto apprezzato anche da artisti contemporanei, come Natsuki Kurimoto che se ne serve per realizzare opere e grandi installazioni. Questa tecnica, peraltro, permette di mantenere integra nel tempo la superficie del prodotto laccato, lasciando piena libertà agli artisti nel decidere forme e dimensioni delle proprie opere.
Infatti, sebbene il Giappone, dato l’elevato tasso di umidità, rappresenti un ambiente ideale per applicare l’urushi e permettere una corretta conservazione delle opere in lacca, quando un’opera è realizzata con la base in legno e viene esportata in un ambiente più secco, il cambiamento delle condizioni climatiche può determinare la deformazione e il restringimento dell’oggetto, causando crepe sulla superficie della lacca.
Il processo di raccolta prevede che la resina naturale venga estratta nel periodo da giugno a novembre mediante delle incisioni parallele sul tronco dell’albero urushi per farne fuoriuscire la linfa. La rarità e l’alto valore commerciale della linfa estratta sono dovuti al fatto che ogni singolo albero, in un periodo di circa 15 anni, produce solamente 200 grammi di urushi.
Una volta raccolta, la linfa viene filtrata più volte attraverso un telo di canapa e il contenuto d’acqua viene fatto evaporare dalla lacca grezza, ottenendo così il primo urushi chiaro. In seguito, per ottenere il colore vengono aggiunti pigmenti: la lacca rossa può essere “colorata” con aggiunta di piccole quantità di ossidi di ferro, ottenendo il rosso o il nero a seconda dell’ossido prescelto.
La lacca viene poi applicata sull’oggetto desiderato aspettando la completa asciugatura prima di passare allo strato successivo, ripetendo questo processo diverse volte prima di passare alla lucidatura finale.
Nella fase di decorazione, infine, la lacca viene spesso impreziosita da polvere d’oro o d’argento e vengono applicate delle lamine d’oro o intarsi di madreperla, così da risultare più lucida e brillante.
Per ottenere un oggetto finito sono necessari diversi mesi di lavoro: maggiore è il numero degli strati di lacca utilizzati, più lunghi diventano i tempi di asciugatura e maggior pregio assume l’oggetto in questione.
Natsuki Kurimoto, che espone in Italia alla ESH Gallery, è stato tra i primi artisti giapponesi impegnati nel processo di modernizzazione della tecnica urushi, cui fanno seguito giovani come Sasai Fumie – probabilmente l’artista donna più conosciuta nell’ambito dell’arte della lacca – e Takeshi Igawa. Entrambi ricoprono un ruolo fondamentale nel movimento della lacca contemporanea, incoraggiando sempre più giovani artisti a sviluppare questa tecnica tradizionale.
Diventare maestro della tecnica urushi in Giappone richiede molti anni di preparazione tecnica e di esperienza. L’estetica, la qualità e i tempi di produzione sono, infatti, strettamente definiti.
Il severo rispetto delle procedure che caratterizzano tale antica tecnica ha permesso di preservare i valori originali della tradizione artigianale. Ancora oggi, gli artisti continuano a portare avanti la cultura millenaria della lacca, concepita attraverso i valori di armonia, eleganza, natura e bilanciata bellezza.