Se non conosci Katie Bouman, fermati: è il momento di incontrarla
Chi ha detto che scienza e donne non vanno d’accordo sicuramente non ha idea di chi sia Katie Bouman, una delle menti più brillanti di sempre che ha regalato al mondo una delle esperienze più importanti degli ultimi anni.
Katie Bouman ha 29 anni e oggi ha letteralmente il mondo ai suoi piedi. La Bouman è infatti la giovane scienziata che dato vita ad uno degli algoritmi che hanno permesso l’elaborazione della grande mole di dati raccolti dall’Event Horizon Telescope. E quindi? Grazie a questo suo imponente lavoro abbiamo potuto ammirare in tutta la sua maestosità la prima immagine reale dell’ombra di un buco nero.
L’immagine del secolo
La dottoressa Katie Bouman, assistente professore al California Institute of Technology, ha postato su Facebook la foto della sua reazione la prima volta che ha ammirato sullo schermo del suo computer quella che è ormai diventata “l’immagine del secolo”.
“Guardo incredula la prima immagine di un buco nero che ho ricostruito”, ha scritto in uno storico post che ha ottenuto quasi 30mila condivisioni.
In una intervista della Cnn, Katie Bouman non manca di riconoscere i meriti a tutti i colleghi che l’hanno sostenuta e che hanno contribuito attivamente al progetto: “Nessuno avrebbe potuto farlo da solo. Siamo riusciti ad arrivare a questo straordinario risultato solamente grazie ai tanti professionisti che hanno collaborato in tantissimi modi diversi”. Infatti l’immagine del secolo è frutto di un lavoro durato più di 3 anni in cui sono stati coinvolti più di 200 scienziati. Grazie alle intuizioni di Katie Bouman sono stati in grado di catturare per la prima volta nella storia dell’essere umano un’immagine dell’ombra del buco nero M87 al centro della galassia VirgoA.
Immagine non foto
È iniziato tutto tre anni fa quando Katie Bouman creò l’algoritmo che permise di elaborare 4 Petabytes (Pb) di dati (ossia 4000 Terabytes). C’è voluto un anno e mezzo e attrezzature dalla potenza incredibile per per convertire in un’immagine i dati raccolti da enormi radiotelescopi distribuiti sulla terra ma oggi è finalmente realtà.
Parliamo di immagine, non di foto. Già perché a differenza di quanto è stato diffuso anche un po’ troppo frettolosamente dai media generalisti, non si tratta di una vera e propria “foto”. L’immagine è un’elaborazione grafica di dati radio e non rappresenta un buco nero, che è per definizione invisibile, ma raffigura l’orizzonte degli eventi appunto, la soglia cui precipita senza ritorno l’enorme massa di materia risucchiata dalla sua gravità. Sembrano paroloni, sicuramente sono affascinanti e ancora più sicuramente si tratta di qualcosa che cambierà per sempre il nostro modo di guardare il cielo a testa in sù.