Un abuso subito nel 2012 aveva portato sua figlia a togliersi la vita. A distanza di 4 mesi, anche la mamma decide di farla finita
Dopo che sua figlia si era tolta la vita lo scorso agosto, anche Melinda Moeller Coleman decide di farla finita
Una maledizione che non ha permesso di trovare alcuna pace, quella capitata alla famiglia Coleman. Iniziata nel 2012, quando la allora 14enne Daisy venne violentata da un gruppo di ragazzi, la tragedia è terminata nella giornata di ieri. Quando Melinda Moeller Coleman ha deciso di togliersi la vita. Troppo grande il dolore di aver perso la figlia, morta anch’essa suicida soltanto 4 mesi fa.
Il dolore della donna è stato grandissimo fin da quando, lo scorso agosto, sua figlia Daisy Coleman aveva deciso di togliersi la vita. Era stata proprio Melinda a trovare il corpo senza vita di sua figlia.
Subito dopo l’accaduto, la donna aveva esternato tutto il suo dolore pubblicando un post su Facebook che, a leggerlo adesso, dopo che lei stessa ha deciso di farla finita, risulta ancor più agghiacciante:
Credo che abbia pensato che io avrei potuto vivere serenamente anche senza di lei, ma non è affatto così. Avrei tanto voluto prendere io il dolore che provava lei.
Quel dolore, alla fine, ha afflitto anche lei e l’ha portata, dopo 4 mesi, a scegliere a sua volta la via del suicidio. Anche in questo caso, prima di togliersi la vita, la donna ha pubblicato un ultimo post sul suo profilo. Le tante foto che la ritraggono insieme alla compianta figlia, sono accompagnate da tristi parole:
È sempre stato il mio più grande onore e la mia più grande gioia essere la tua mamma e la tua migliore amica.
La storia di Daisy Coleman raccontata in un documentario
La terribile esperienza vissuta in prima persona da un’allora quattordicenne Daisy, è raccontata in un interessante documentario su Netflix. Il lungometraggio dal titolo “Audrey & Daisy“, racconta la storia di due giovanissime vittime di analoghe violenze subite da ragazzi che, tra l’altro,non hanno mai pagato le conseguenze dei loro gesti.
Era il gennaio del 2012 e Daisy si trovava ad una festa a Maryville, in Montana. Alcuni ragazzi abusarono senza pietà di lei e, a seguito di quella triste notte, non furono mai condannati. L’accaduto segnò in maniera indelebile la mente e l’anima della giovane, al punto di portarla al suicidio 8 anni più tardi.