Neonato trovato morto a Terni, chiuso in un sacchetto di plastica: la mamma ha avuto un’altra figlia durante lo sconto della pena. La decisione di giudici
29enne accusata di aver abbandonato un neonato davanti ad un supermercato: diventata mamma di un'altra bambina
Era stata condannata per infanticidio, per aver abbandonato un neonato davanti ad un supermercato di Terni, all’interno di un sacchetto di plastica. Il piccolo era poi morto per asfissia. La vicenda risale al 2018 e dopo le indagini, le forze dell’ordine erano riuscite a risalire all’autrice del gesto.
Dopo la condanna di 14 anni, la mamma è stata trasferita in una struttura protetta, dove in seguito ad un rapporto con un altro detenuto, ha dato alla luce un’altra bambina, nata il 15 settembre 2020.
Davanti alle accuse di infanticidio, la donna ha sempre dichiarato di non aver mai voluto uccidere il suo bambino. Il suo intento era quello di abbandonarlo davanti ad un luogo frequentato, così che qualcuno lo avesse trovato e dato una vita migliore. Quando però il piccolo è stato trovato, era purtroppo già morto soffocato.
La richiesta della procura generale
Dopo la nascita dell’altra bambina, la procura generale ha chiesto il ripristino della custodia cautelare in carcere. L’accusa, dopo il contatto avuto con un uomo, è di violazione dei domiciliari.
I legali della mamma hanno fatto ricorso davanti ai fatti, dichiarando che la donna ha mostrato un comportamento amorevole nei confronti della piccola. Fatto confermato anche dagli assistenti sociali. Anche la Corte d’Appello di Perugia, si è dichiarata a favore del mantenimento degli arresti domiciliari. Secondo i giudici, la donna non ha violato gli arresti domiciliari, poiché il trasferimento in un’altra struttura è stato deciso dalla comunità per via delle norme anti-covid e non le è mai stato imposto alcun divieto di avere contatti con altri. O di comunicare la gravidanza.
Neonato abbandonato in un sacchetto: “Abbandono morale e materiale”
Per quanto riguarda la tragedia del 2018, i giudici hanno stabilito che si è trattato di “un abbandono morale e materiale“, ma ora nella comunità la 29enne ha tutto il sostegno di cui ha bisogno per crescere la sua bambina.
L’accusa, d’altro canto, ritiene che la detenuta avrebbe potuto chiedere un supporto economico, anche alla sua famiglia, per garantire al piccolo di crescere con la sua mamma, invece di lasciarlo nel parcheggio di un supermercato, chiuso in un sacchetto di plastica.
La 29enne, prima della vicenda, era già mamma di una bambina di 4 anni, in seguito affidata ai nonni.