Addio al grande Luciano Ventrone: una morte assurda ed inaspettata
La sua bombola d'ossigeno è esplosa all'accendersi dell'accendino: se ne va il grande Luciano Ventrone
Era da molti considerato il Caravaggio del ventesimo secolo. Se ne va un grande dell’arte e della pittura italiana. Luciano Ventrone, nativo di Roma, ma residente in Abruzzo da qualche anno, è morto all’età di 79 anni nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. Stava accendendo una sigaretta, ma appena ha acceso la fiamma dell’accendino la sua bombola di ossigeno è esplosa, causandone la morte.
Ventrone nacque a Roma nel 1942, ma all’età di 5 anni si trasferì in Danimarca con una famiglia che lo adottò temporaneamente. Quelle persone gli mostrarono per la prima volta il significato dell’amore e della spensieratezza.
Tornò in Italia e frequentò tutte le scuole dell’obbligo, per poi iscriversi al Liceo Artistico, già consapevole del suo talento e della sua più grande passione.
Dopo le superiori si laureò in Architettura, facoltà che lo formerà definitivamente e lo indirizzerà verso quella che diventerà una grandissima carriera da artista.
Dopo aver svariato in differenti e molteplici correnti artistiche, trova il suo habitat nella rappresentazione di soggetti di natura morta. La sua pittura lenta, minuziosa, paziente, incredibilmente realistica, gli permetterà di arrivare ad un successo praticamente globale.
Luciano Ventrone ha esposto le sue opere in alcuni dei musei e delle gallerie più importanti del mondo. Da Roma a Londra, da Montréal a Singapore, da New York a Mosca, da Tokyo a San Pietroburgo.
Gli ultimi anni di vita di Luciano Ventrone
Negli ultimi anni, complice anche il peggioramento delle sue condizioni di salute, aveva deciso di lasciare la sua Roma e di ritirarsi in Abruzzo. Per la precisione viveva a Collelongo, un ridente paesino situato nella meravigliosa Marsica.
Non usciva quasi mai da casa sua. Preferiva rimanere dentro e continuare ad esprimere ed insegnare la sua arte.
Ventrone viveva col il suo pennello nella mano destra e con la sigaretta nella mano sinistra. Quella stessa sigaretta che, ironia della sorte, alla fine gli è costata la vita.
Non appena la pandemia avesse allentato la sua morsa, doveva essere inaugurata una sua mostra presso le sale del Castellare di Palazzo Ducale a Urbino, curata da Vittorio Sgarbi.