Luana D’Orazio non avrebbe dovuto lavorare su quel macchinario
I primi risultati delle indagini della Procura di Prato, confermano che Luana D'Orazio era assunta con mansioni di catalogazione
Sono passati poco più di dieci giorni da quel maledetto lunedì 3 maggio in cui l’Italia intera è rimasta scioccata dall’improvvisa e tragica morte di Luana D’Orazio. La giovane, che lavorava in una ditta tessile a Montemurlo, in provincia di Prato, è rimasta incagliata in un orditoio che l’ha risucchiata e schiacciata, uccidendola sul colpo. La procura, dopo l’incidente, ha aperto un fascicolo di indagine per capire se ci siano state responsabilità da parte di qualcuno per quanto accaduto alla giovane mamma.
Era un lunedì di lavoro come tantissimi altri per Luana. La 22enne, già mamma da 5 anni, aveva trovato quel lavoro circa un anno fa e sognava un futuro sereno per lei e per il suo bambino.
Intorno alle 10:00 del mattino, è accaduto l’impensabile. Un rullo dell’orditoio su cui stava lavorando l’ha agganciata e risucchiata al suo interno, schiacciandola inesorabilmente nei pesanti ingranaggi.
Per lei non c’è stato nulla da fare, è morta sul colpo. L’autopsia svolta nei giorni successivi all’incidente, ha evidenziato che la sua morte è avvenuta per schiacciamento del torace.
La vicenda ha inevitabilmente sollevato un polverone mediatico, poiché per molti è inaccettabile morire in questo modo sul posto di lavoro. Ci si è posti subito delle domande. Gli inquirenti vogliono capire se quanto accaduto poteva essere evitato in qualche modo e, se così fosse, di chi siano le responsabilità.
Per rispondere a queste domande, la Procura di Prato ha aperto un’indagine.
Luana D’Orazio non doveva lavorare su quel macchinario
In primis sono stati sequestrati due orditoi: quello in cui è morta Luana D’Orazio e un altro gemello per fare una comparazione. Successivamente, si sono analizzate anche tutte le carte, compreso il contratto di lavoro della giovane operaia.
E proprio sul contratto pare che sia stata trovata una falla.
Si attendono conferme, ma pare che il contratto della ragazza non prevedesse operazioni da parte sua su macchinari di quel genere. Lei era assunta con mansioni di “catalogazione”, che automaticamente la escludevano da lavori di quel tipo.
I legali della famiglia D’Orazio e gli organi competenti spingono e continuano ad indagare per arrivare ad una dovuta verità.