Brent Renaud, giornalista ucciso dalle forze russe a Irpin
Brent Renaud stava filmando i profughi in fuga insieme ad un suo collega ad Irpin, quando qualcuno ha iniziato a sparare: il racconto
Brent Renaud era un regista e giornalista americano, morto la scorsa domenica mentre si trovava in un sobborgo a Kiev. A diffondere ciò che è accaduto, sono state proprio le autorità ucraine.
Il giornalista 50enne era molto conosciuto per il suo lavoro e, nella sua carriera, aveva lavorato per importanti testate americane come il New York Times, HBO e NBC.
Si trovava a Irpin, in missione per i Time Studios per un progetto sulla crisi globale dei rifugiati.
Non sono stati diffusi i dettagli precisi e le modalità dell’uccisione, ma secondo una prima ricostruzione dei fatti, sembrerebbe che Brent Renaud sia stato ucciso dal fuoco nemico, mentre insieme ad un collega stavano filmando i profughi in fuga. Quest’ultimo è invece rimasto ferito ed è attualmente ricoverato all’ospedale Okhmatde.
Un video diffuso sui social, lo mostra in un letto d’ospedale, mentre una donna gli domanda da dove viene e cosa gli sia accaduto. Il giornalista spiega che stavano attraversando il primo ponte a Irpin, quando sono saliti su una vettura che gli è stata offerta per raggiungere il successivo ponte. Improvvisamente qualcuno ha iniziato a sparare.
Riferendosi al suo collega Renaud, racconta:
So che gli hanno sparato al collo, ci siamo divisi.
Il giornalista non ricorda altro, soltanto che un’ambulanza lo ha portato in ospedale.
Morte Brent Renaud, le parole del consigliere del ministro degli interni ucraino
Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli interni ucraino, ha dichiarato:
Il signor Renaud ha pagato con la vita per aver tentato di esporre l’insidiosità, la crudeltà e la spietatezza dell’aggressore.
Negli ultimi 10 anni, insieme al fratello, il giornalista americano ha seguito le guerre in Iraq, Afghanistan, la violenza del cartello messicano e il terremoto ad Haiti.
Sul web tutti lo ricordano come una persona gentile e capace di mostrare umanità attraverso il suo lavoro.