Dopo 15 lunghi mesi di coma, Samantha D’Incà è morta: aveva 30 anni
Belluno, dopo una battaglia durata più di 15 mesi, Samantha D'Incà è morta: era in coma
Una battaglia che è durata più di 15 mesi, è quella che si sono trovati ad affrontare i genitori di Samantha D’Incà, la ragazza che era in coma da dicembre 2020. Ora grazie all’autorizzazione del Tribunale, è stato rilasciato il permesso per spegnere le macchine.
Il percorso è iniziato dopo un peggioramento delle sue condizioni, che nell’ultima settimana hanno portato ad una svolta decisiva.
Samantha aveva 30 anni, ma non aveva mai lasciato un testamento biologico scritto. Tuttavia, più volte ai genitori ha espresso il desiderio di evitare di ricorrere all’accanimento terapeutico.
Il suo dramma è iniziato lo scorso novembre 2020. Si era fratturata un femore, di conseguenza i medici hanno deciso di sottoporla ad un delicato intervento. Tutto sembrava essere andato per il meglio.
Una volta tornata a casa però, le sue condizioni sono peggiorate improvvisamente. Aveva dolori e gonfiori su tutto il corpo. I dottori vista la situazione, hanno deciso di ricoverarla nuovamente.
Tuttavia, il 4 dicembre è entrata in coma e da quel momento non si è più svegliata. Molto probabilmente ha contratto un batterio, che ha portato all’aggravamento delle sue condizioni di salute. Per mesi l’hanno sottoposta ad alcune terapie di riabilitazione, ma non sono mai arrivati i risultati che tutti speravano.
La battaglia dei genitori di Samantha D’Incà
La madre ed il padre per seguire i desideri della figlia, hanno iniziato una lunga battaglia legale. Il loro scopo era mettere fine alle sofferenze della ragazza. Alla fine lo scorso novembre, il giudice tutelare ha dato l’autorizzazione a spegnere tutte le macchine che la tenevano in vita.
Nell’ultima settimana le condizioni sono peggiorate ulteriormente, al punto da decidere di iniziare il percorso di sedazione palliativa. Samantha ha esalato il suo ultimo respiro. La mamma Gabriella al Corriere della Sera, ha dichiarato:
Abbiamo perso tante battaglie, ma alla fine abbiamo vinto la guerra. Aveva ragione mio marito: finché avremo respiro, diceva, lotteremo per la dignità ed il rispetto che Samantha merita.