Ginecologo di Nocera Inferiore positivo al Covid fa partorire 7 donne, scattano le indagini all’ospedale Umberto I
Continuano le indagini sul caso
Gli agenti indagano su un ginecologo di Nocera Inferiore positivo al Covid che ha continuato il suo lavoro, facendo partorire 7 donne (e mettendole di fatto a rischio di contrarre, insieme ai neonati, l’infezione da nuovo coronavirus). Indagini scattate anche all’interno dell’ospedale Umberto I dove il medico positivo lavora.
Il medico professionista, che lavora presso l’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, in Campania, era positivo al Covid-19 quando per sette volte è andato in sala parto ad aiutare le sue pazienti a partorire. Ed è per questo che ora risulta indagati.
il caso non è recente, ma risale a novembre del 2020. Le indagini sono ancora in corso e non si hanno tutti gli elementi utili per ricostruire cosa è avvenuto durante la seconda ondata della pandemia. Secondo i Carabinieri della stazione locale, il ginecologo ha violato un regio decreto del 1934 in materia di tutela della salute.
A novembre del 2020 il medico specializzato in ginecologia era assente per malattia, perché positivo al coronavirus, come dimostrato da un certificato. Ma negli stessi giorni in cui era in malattia era anche in ospedale ad assistere le sue pazienti a partorire.
A raccontare tutto quanto sono state le stesse partorienti, che gli inquirenti hanno ascoltato a lungo. Le donne avrebbero raccontato che al momento del parto il medico ginecologo, anche se consapevole di essere positivo alla Covid-19, era in sala parto con loro.
Ginecologo di Nocera Inferiore positivo al Covid, cosa rischia il medico
Per fortuna nessuna donna e nessun neonato ha contratto il virus dal medico ginecologo, che aveva seguito durante la gravidanza le sette donne. Nonostante questo, però, oggi il dottore rischia grosso.
L’articolo 260 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie, integrato e aggiornato dalla normativa anti Covid del 2020, punisce “chiunque non osserva un ordine legalmente dato per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell’uomo“. Si rischia “l’arresto da 3 mesi a 18 mesi e l’ammenda da euro 500 ad euro 5.000“.