Rabbia a Roma: profanata la tomba del piccolo Alfredino Rampi
Rabbia ed indignazione a Roma, qualcuno si è divertito a profanare la tomba di Alfredino Rampi con svastiche e scritte offensive
È accaduto al cimitero del Verano a Roma, qualcuno ha profanato la tomba di Alfredino Rampi, il bambino caduto nel pozzo a Vermicino nel 1981. Una vicenda che ha segnato la storia italiana.
Quanto accaduto è stato trasmesso dal telegiornale Rai. Qualcuno ha disegnato sulla tomba di Alfredino diverse svastiche e alcune scritte offensive con un pennarello nero.
La denuncia è partita da una signora in visita al cimitero. Alla vista della tomba profanata, ha lanciato l’allarme. Vedeva sempre la piccola tomba del bimbo caduto nel pozzo e l’ultima volta che si era recata a trovare suo marito, non aveva notato nessuna scritta. I vandali si sono divertiti a profanare il luogo dove un bambino è sepolto dal 1981. Una gesto che ha indignato tutti e che si è rapidamente diffuso in tutta l’Italia.
Profanata la tomba di Alfredino Rampi: le parole del Sindaco
Dopo quanto accaduto, il Primo Cittadino di Roma, Roberto Gualtieri, ha pubblicato un post su Twitter, per esprimere la sua rabbia e la sua delusione. Ecco le sue parole:
È inaccettabile la vigliacca profanazione della lapide del piccolo Alfredino Rampi imbrattata con 11 svastiche. Faremo ripulire subito questo scempio. Alfredino resta nei nostri cuori e #Roma gli ha appena dedicato questo bel murale a #Garbatella. Questi barbari si vergognino.
Anche Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, ha commentato la vicenda:
Voglio esprime la più ferma condanna alla vile profanazione della lapide di Alfredino Rampi. Una notizia che mai avremmo voluto leggere e che indigna profondamente. Mi auguro che al più presto i colpevoli vengano individuati dalle forze dell’ordine.
Tutti ricordano la straziante storia del piccolo Alfredino Rampi, diffusa anche in tutto il mondo. Il bambino cadde nel pozzo a Vermicino la sera del 10 giugno del 1981. Era uscito a fare una passeggiata insieme al suo papà ed altri amici.
Improvvisamente, il genitore si rese conto che il piccolo era sparito. Soltanto in seguito, si resero conto che era caduto nel pozzo di una casa in costruzione, accanto a quella della famiglia.
Subito i soccorritori si mobilitarono per cercare di raggiungerlo e salvarlo, ma l’impresa fu molto più difficile del previsto. I tentativi fallirono uno dopo l’altro e alla fine si dovette ricorrere allo scavo di un tunnel parallelo. I giorni trascorsero e il piccolo Alfredino smise di rispondere. L’unico che riuscì a raggiungerlo, il successivo 13 giugno, fu uno speleologo, ma ben presto si rese conto che il bimbo era ormai senza vita.