Leonardo Ribetti: il papà spinge per il reato di omicidio colposo
Secondo il papà di Leonardo Ribetti, la finestra era aperta completamente e non c'era nessuno a badare al figlio nella notte della tragedia
Non intende arrendersi Davide, papà di Leonardo Ribetti, il ragazzo di 21 anni morto lo scorso 21 giugno dopo essere precipitato da una finestra dell’ospedale di Bologna. La USL bolognese continua a ribadire che si sia trattato di un suicidio, ma il padre è convinto che suo figlio non volesse togliersi la vita.
L’odissea con finale tragico di Leonardo è iniziata durante il primo lockdown del 2020. Un abuso di cannabinoidi gli aveva causato una patologia psichiatrica che spesso sfociava in allucinazioni.
L’ultima, a metà giugno di quest’anno, lo aveva convinto a farsi aiutare e si era ricoverato volontariamente nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Cona. Qui, mentre giocava una partita a Forza 4 ha ingoiato una pedina che gli è rimasta in gola.
Per rimuoverla, la sera di lunedì 20 giugno, Leonardo è stato trasferito al Maggiore di Bologna. Ed è proprio in quell’ospedale che si è consumata la tragedia.
Già la sera il ragazzo aveva tentato di fuggire e alcuni infermieri lo avevano riportato in camera. Poi, alle prime luci dell’alba, ha aperto la finestra ed è caduto di sotto, morendo per i gravi traumi riportati nella caduta.
La USL bolognese ha etichettato il caso come un suicidio, ma il papà di Leonardo non ci sta. Non riesce a spiegarsi come suo figlio, un ragazzo di 2 metri per 90 chili, sia riuscito a passare da una fessura non più larga di 25 cm.
La famiglia di Leonardo Ribetti vuole vederci chiaro
I dubbi e la rabbia della famiglia di Leonardo Ribetti si basano fondamentalmente su alcuni fattori.
Il papà del ragazzo si domanda come mai nessuno fosse rimasto con il figlio dopo il primo tentativo di fuga.
Perché non è stata chiesta la visita di un esperto, non è stato piantonato o legato? La finestra per me non era bloccata a metà ma aperta completamente. Mio figlio non poteva passare da una fessura di venti centimetri. E come mai mi hanno chiamato solo alle 8 del mattino, se lui è morto verso le 5:00?
I reati contestati dalla famiglia Ribetti sono di omicidio colposo e abbandono d’incapace.
Proseguono le indagini
Nel frattempo proseguono le indagini, che saranno caratterizzate anche dalla visione delle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza.
Le prime ricostruzioni dicono che dopo il primo tentativo di fuga, era stato richiesto l’intervento di uno specialista, ma quest’ultimo era impegnato in un’emergenza.
Sembrerebbe inoltre che un’infermiera abbia tentato di trattenerlo prima che cadesse nel vuoto, senza però riuscirci.