Antonio De Marco: le motivazioni della Corte per la pena dell’ergastolo
La Corte d'Assise di Lecce ha reso note le motivazioni che l'hanno portata a decidere per la condanna all'ergastolo per Antonio De Marco
La Corte di Assise del Tribunale di Lecce, che circa un mese fa ha concluso il processo di primo grado sull’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta condannando Antonio De Marco all’ergastolo, ha pubblicato le motivazioni che hanno portato la Corte a tale giudizio. 170 pagine in cui si percorre passo passo quanto presente nella mente del killer 22enne.
È passato circa un mese da quando la Corte di Assise del Tribunale di Lecce ha emesso la sentenza di primo grado su Antonio De Marco. La Corte, presieduta dal giudice Pietro Baffa, ha condannato il 22enne reo confesso dell’omicidio brutale di Daniele De Santis ed Eleonora Manta alla pena dell’ergastolo.
Lo ha fatto nonostante le continue richieste di perizie psichiatriche degli avvocati del giovane, che sostengono la mancanza di capacità di intendere e volere del loro assistito.
Daniele De Marco ucciderebbe anche i giudici
In questi giorni la Corte ha reso pubbliche le motivazioni che l’hanno portata al giudizio annunciato.
Sostanzialmente ha confermato ciò che si era già capito nel corso di tutto il processo. Ossia che Antonio De Marco, seppur affetto da un disturbo narcisistico di personalità importante, non lo è al punto da determinare una patologia che influisca sulla capacità di intendere e volere.
Ha scelto volutamente e lucidamente, in condizioni di piena capacità, sano di mente, un’alleanza con il male, coltivando tutti i canali informativi che alimentassero questa scelta: la pedopornografia, la prostituzione, i video di mutilazioni, i canali esoterici, i fumetti Manga, i personaggi bui e oscuri di certa mediocre letteratura perversa divulgata per adescare i deboli. A differenza di coloro che sono portatori di solidi valori etico morali, che sono disgustati da certi scenari e se ne tengono lontani. Quindi De Marco ha ucciso in piena consapevolezza con dolo di massima intensità, con premeditazione e con crudeltà.
Quei disagi che aveva sviluppato e coltivato da adolescente, come ad esempio i rifiuti da parte di ragazze, più tardi avevano creato in lui “una forma di invidia maligna verso coloro che avevano ciò che a lui mancava, maturando nei confronti di queste persone un insano desiderio di vendetta“.
Da brividi anche le dichiarazioni del pm davanti alla Corte, nelle quali si fa presente che Antonio De Marco ha detto e scritto che se avesse un coltello, saprebbe benissimo cosa fare ai giudici che lo hanno condannato.