Alessia Pifferi, secondo il Gip nessuna premeditazione
Il Gip ha lasciato cadere le accuse di premeditazione: Alessia Pifferi si sarebbe resa conto che la bimba poteva morire soltanto in seguito
Il Gip ha lasciato cadere l’accusa di premeditazione nei confronti di Alessia Pifferi. Dopo l’interrogatorio, avvenuto nel carcere di Milano e dopo le dichiarazioni della madre 37enne che ha abbandonato la figlia Diana per sei giorni in casa da sola, il Gip ha convalidato l’arresto.
Quella della donna sarebbe stata una scelta volontaria, ma nessuna premeditazione. Secondo il giudice, Alessia Pifferi si sarebbe resa conto soltanto in seguito che sua figlia poteva morire di stenti.
È stata confermata soltanto l’aggravante per futili motivi. Le accuse potrebbero però cambiare dopo i risultati dell’autopsia sul corpicino della bimba. Gli inquirenti vogliono capire se, prima di partire, la Pifferi abbia somministrato, con il latte, un potente ansiolitico a Diana. Nessuno l’ha sentita piangere in quei lunghi giorni di agonia e il farmaco potrebbe esserne la spiegazione.
È possibile che la madre volesse che stesse calma fino al suo ritorno. Nonostante secondo il Gip non ci sarebbe stata nessuna premeditazione, la donna è partita verso Leffe con la valigia piena di vestiti, sufficienti per un’intera settimana. Ha riempito di bugie la famiglia e lo stesso compagno, che era convinto che Diana fosse al mare, sotto le attente cure della sorella. L’uomo, ascoltato dal Pm, ha raccontato di aver scoperto soltanto in seguito ciò che la compagna aveva fatto. Soltanto dopo che Alessia ha trovato Diana ormai morta.
La Pifferi era ossessionata dal suo compagno, ha scelto il suo amore a quello della sua bambina. Ha spiegato alle autorità che doveva capire se ci fosse la possibilità di un futuro con il 58enne di Leffe. Quando in quei sei giorni sono tornati a Milano per questioni lavorative, avevano discusso e per questo lei non gli ha chiesto di passare per casa. Non ha voluto interrompere quelle giornate insieme.
È per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui, anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire. Quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse, ma comunque mi auguravo che non succedesse. Era una specie di speranza, un po’ era il pensiero che magari le cose che le avevo lasciato le bastassero.