Julia Bravo in arresto dopo aver investito e ucciso un ragazzo di 15 anni
L'incidente mortale ha avuto luogo a Pordenone
Julia Bravo ancora in arresto, dopo la convalida del fermo, per aver investito e ucciso a Pordenone un ragazzo di 15 anni. La militare statunitense di 20 anni era ubriaca quando ha travolto Giovanni Zanier: la giovane aviere USA ha chiesto scusa a tutti, ma si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Sono distrutta dal dispiacere, mi scuso con tutti per il dolore che ho causato.
Queste le parole della militare americana 20enne che ha chiesto di rilasciare delle dichiarazioni spontanee per chiedere scusa ai genitori e al fratello di Giovanni Zanier. L’accusata, difesa dal legale del foro di Pordenone Aldo Masserut, si è rimessa alla decisione del Gip Andrea Del Missier, avvalendosi per tutto il resto della facoltà di non rispondere, in occasione dell’udienza di convalida dell’arresto che si è svolta nella mattinata di martedì 23 agosto 2022.
Julia Bravo si era messa alla guida della sua auto avendo bevuto alcolici. Infatti, è stata trovata positiva all’alcol test e gli esami tossicologici hanno confermato che guidava in stato di ebbrezza. Aveva 2,09 grammi di alcol per litro di sangue, ossia quattro volte più del consentito.
Ci si chiede ora se la soldatessa verrà giudicata in Italia o nel suo pase d’origine. In casi analoghi precedenti non c’è stata la cessione di giurisdizione, ma spetterà al ministro della Giustizia accettare o meno eventuali richieste.
Julia Bravo in arresto per la morte di Giovanni Zanier
Barbara Scandella, mamma della vittima, chiede che venga processata in Italia:
Voglio giustizia e la voglio qui in Italia. Chi ha ucciso mio figlio deve essere condannato dal nostro tribunale e scontare per intero la pena.
Una nota del Ministero della Giustizia sembra risponderle direttamente:
Non vi è nessun automatismo. Ma nel caso di un’eventuale richiesta all’Italia di cessione di giurisdizione da parte degli Stati Uniti, si procederebbe con un’istruttoria. Procedimento in cui si acquisiscono i pareri della procura generale e del ministero degli Esteri, con una valutazione caso per caso affidata al ministro della Giustizia. Anche alla luce degli interessi lesi dal reato e dal danno causato alle persone offese.