Perizia sui dispositivi elettronici di Giovanni Padovani: “Riceve i miei messaggi”
Giovanni Padovani sta collaborando assistito dal suo legale: ha fornito tutte le password per gli accessi ai dispositivi elettronici
Giovanni Padovani sta collaborando con gli inquirenti in modo spontaneo. Ha fornito tutte le password per gli accessi sul suo smartphone e sui dispositivi elettronici.
Alessandra Matteuzzi aveva denunciato ai Carabinieri il suo ex, raccontando che era riuscito ad entrare in possesso di tutte le sue password delle applicazioni di messaggistica e dell’email. Poteva controllare ogni sua conversazione. Era anche costretta a soddisfare le sue richieste ossessive, come quella di inviargli un video ogni 10 minuti per mostragli sempre dove si trovasse e a che ora, per paura di una sua reazione.
Queste le parole dell vittima, riportate nella denuncia per stalking:
Sono stati modificati i pin di accesso riguardanti i miei profili social. Anche gli indirizzi email collegati erano stati sostituiti e tutti i nuovi account erano riconducibili a Padovani.
Secondo la Matteuzzi, il suo ex utilizzava un applicazione o un dispositivo che riceveva ogni messaggio che lei inviava ad altre persone.
Gli inquirenti vogliono indagare su quanto denunciato dalla vittima, esaminando i dispositivi elettronici dell’assassino.
Giovanni Padovani sta collaborando in modo spontaneo
Il calciatore 27enne è apparso in aula per l’udienza sulla perizia dei suoi dispositivi, assistito dal suo legale. Erano presenti anche gli avvocati dell’accusa. Ha collaborato fornendo tutte le informazioni spontaneamente. Anche nel momento dell’arresto, Padovani non ha mostrato alcuna resistenza. Dopo aver ucciso la donna 56enne, ha atteso le forze dell’ordine e si è fatto arrestare.
L’omicidio di Alessandra Matteuzzi
Alessandra Matteuzzi, il giorno dell’omicidio, era stata da sua sorella. Poi, aveva deciso di tornare a casa, per prendersi cura del suo cane. Ad attenderla, sotto l’abitazione, ha trovato il suo ex.
Ha iniziato ad urlare, informandolo di aver chiamato le autorità. In quel momento, Padovani si è lasciato travolgere dalla rabbia. L’ha colpita a mani nude, poi con un martello che aveva portato con se e nascosto dietro un albero e, alla fine, con una panchina in ferro battuto che si trovava nell’atrio.
La donna è deceduta, secondo l’autopsia, a seguito di un’emorragia, conseguente allo sfondamento del cranio.