Diana Pifferi: chiesti altri 30 giorni per i risultati degli esami
Bisognerà attendere altri 30 giorni per i risultati degli esami sulle tracce di latte trovate nel biberon della piccola Diana Pifferi
Tutti si stanno domandando a che punto siano le indagini sul caso della piccola Diana Pifferi, la bimba morta di stenti dopo che sua madre Alessia Pifferi l’ha lasciata in casa da sola per 6 giorni.
La donna si trova in prigione e gli inquirenti sono in attesa degli esami sulle tracce di latte trovate nel biberon della bimba di 18 mesi. Nessuno in quei sei giorni ha sentito Diana Pifferi piangere. Com’è possibile che una bimba non abbia cercato aiuto, mentre moriva di fame e di sete?
Gli agenti credono che Alessia Pifferi possa averla sedata con l’ansiolitico trovato nella cucina dell’abitazione. I risultati degli esami saranno cruciali per la posizione della donna, che potrebbe essere accusata anche di premeditazione.
Ma perché ancora non sono stati resi noti i risultati dell’autopsia e quelli degli esami sulle tracce di latte? Sembrerebbe, secondo le ultime notizie diffuse, che i medici legali abbiano chiesto altri 30 giorni prima di depositare una relazione completa. Bisognerà quindi aspettare la fine di ottobre.
Il prossimo 28 settembre, un giudice incaricherà i medici scelti di effettuare approfondimenti su tutto il materiale sequestrato all’interno della casa di Alessia Pifferi.
Dopo l’arresto, la madre di Diana Pifferi ha raccontato che quella boccetta di En apparteneva ad un uomo con il quale aveva avuto una relazione. Gli inquirenti sono riusciti a rintracciarlo e lo stesso ha confermato la versione della donna, ma ha anche dichiarato di non ricordare quanto ansiolitico ci fosse ancora in quella boccetta. Alessia, quindi, potrebbe averlo comunque usato per sedare la sua bambina, nel tentativo di tenerla calma fino al suo rientro. Questo spiegherebbe perché i vicini non hanno sentito il suo pianto.
In quei sei giorni ha detto al suo compagno di Leffe che aveva lasciato la figlia al mare con la sorella e che voleva trascorrere il tempo con lui da sola, per “respirare un po’”. Alla famiglia diceva di portare la bimba con se o raccontava di una babysitter inesistente. Invece Diana, 18 mesi, era a casa da sola.