Bimbo di 4 anni fatto cadere da un balcone a Napoli: condannato Mariano Cannio
Mariano Cannio ha ucciso nel 2021 il piccolo Samuele
Per il caso del bimbo di 4 anni fatto cadere da un balcone a Napoli, i giudici hanno stabilito una condanna per il domestico che lo avrebbe lanciato giù volontariamente dal terrazzo di casa sua, mentre, a quanto pare, si trovava a casa da solo con il piccolo. Marianno Cannio dovrà scontare una pena di 18 anni di reclusione per aver tolto la vita al bimbo di soli 4 anni in modo così cruento.
Mariano Cannio era il domestico di 39 anni che lavorava nella casa in via Foria a Napoli, dove Samuele viveva con la sua famiglia. Il gup Nicoletta Campanaro, nella giornata di martedì 27 settembre, ha emesso la sentenza dopo il processo avvenuto con rito abbreviato nei confronti dell’unica persona accusata.
Il gup ha accolto la richiesta di condanna fatta dalla procuratrice Barbara Aprea, che sottolineava come il domestico 39enne, seppur affetto da diverse patologie psichiatriche, fosse in quel momento capace di intendere e di volere. E di aver volontariamente gettato giù dal balcone Samuele con l’intento di togliergli la vita.
Maria Assunta Zotti, legale di Mariano Cannio, ha detto, in occasione dell’udienza del 27 settembre, che quel giorno il suo assistito stava pulendo la casa dei genitori del bambino. Lei non esclude, però, la tesi della fatalità nella scomparsa del piccolo.
L’avvocato, infatti, pensa che Samuele potrebbe essersi sporto dal balcone, dopo essere salito su qualcosa presente sul terrazzo. Anche se, in realtà, Mariano Cannio si è detto colpevole: il legale pensa che le sue dichiarazioni possano non essere attendibili viste le sue condizioni di salute mentale.
Bimbo di 4 anni fatto cadere da un balcone a Napoli: Samuele era da solo con il domestico in casa
Come ha raccontato anche la mamma del bambino, assistita insieme al resto della famiglia dal legale Domenico De Rosa, quel giorno Samuele era da solo a casa con il domestico di 39 anni. Per questo le indagini si sono concentrate su un unico indiziato.
Già nel 2021 l’accusato aveva ammesso parzialmente le sue colpe:
A un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori dal balcone. Giunto all’esterno con il bambino tra le braccia, mi sono sporto a ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla e mi sono spaventato, consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo.