La confessione di uno dei due cugini di Saman Abbas
Uno dei due cugini di Saman Abbas, attualmente in carcere, ha deciso di parlare: "È così che è stata uccisa, mentre io..."
È stato intercettato mentre parlava con lo zio della 18enne pakistana, uno dei cugini di Saman Abbas.
Secondo quanto diffuso da Il Corriere della sera, sembrerebbe che Ijaz, in quel momento, non sapeva di essere intercettato e che avrebbe deciso di parlare.
Io le tenevo ferme le gambe, mentre Danish e l’altro cugino la soffocavano. Urlava, le hanno tappato la bocca.
In cella aveva detto:
Parlerò, giuro su Allah, parlerò. Da 9 mesi sono disonorato. Non ho detto tutto. Se non potrò sentire mia madre, mi toglierò la vita.
Bisognerà capire quanto di vero ci sia nelle parole dell’indagato. Secondo le sue dichiarazioni, è così che Saman Abbas avrebbe perso la vita: soffocata.
Saman Abbas e il recupero dei resti
Nel frattempo, si attende il recupero dei resti trovati nei pressi di un casolare a Novellara, che con molte probabilità appartengono proprio alla diciottenne pakistana.
Secondo quanto è emerso nelle ultime ore, non sarà facile procedere con il recupero, per via della posizione del corpo, del terreno argilloso e dell’edificio pericolante.
Secondo il legale dell’associazione Penelope, parte civile del caso, ci vorranno almeno 15 giorni.
Sembrerebbe, che a differenza di quanto si pensava, il corpo della ragazza non sia a pezzi, ma intero e non sia rinchiuso in un sacco nero.
È stato nominato un archeologo specializzato, che seguirà passo passo gli scavi. Soltanto una volta recuperati quei resti, si potrà stabilire se appartengono davvero a Saman Abbas e si potrà stabilire la vera causa del suo decesso.
Una ragazza di 18 anni appartenente ad una cultura di cui non si sentiva parte, costretta ad accettare un matrimonio combinato dalla sua famiglia. Saman voleva essere libera, si era innamorata di un ragazzo e aveva chiesto alla sua famiglia di restituirle i documenti. Subito dopo il rifiuto, aveva deciso di sporgere denuncia. Una ribellione la sua, che la famiglia non poteva accettare.