Davide Rebellin: la rabbia di sua moglie Francoise Antonini
Una vita vissuta sempre con il vento contrario, quella di Davide Rebellin: il duro sfogo di sua moglie Francoise Antonini
A poco più di due settimane dalla tragica scomparsa di Davide Rebellin, indimenticato ex campione di ciclismo, sua moglie Francoise Antonini ha rilasciato una toccante e dura intervista al settimanale Oggi. La donna ha raccontato il suo dolore, ma anche quello vissuto da suo marito negli ultimi anni della sua vita.
Lo scorso 30 novembre è stato un giorno molto duro per tutti gli amanti dello sport italiano, in particolare per gli appassionati di ciclismo.
Mentre svolgeva uno dei suoi soliti allenamenti sulle strade vicino alla sua Vicenza, l’ex campione dei pedali Davide Rebellin ha perso la vita sul colpo, dopo essere stato investito da un camion.
L’autista del tir, un tedesco di 62 anni, nonostante si fosse accorto di quanto accaduto, è risalito sul suo mezzo ed è fuggito via. È stato rintracciato dalle forze dell’ordine in Germania, dove risiedeva, e non è finito nemmeno in carcere, visto che in terra tedesca non esiste il reato di omicidio stradale.
In tanti hanno sofferto e soffrono per la tragica scomparsa di Davide. I parenti, gli amici, gli ex colleghi di una vita passata sulle due ruote. Ma ovviamente, più di tutti, a star male è sua moglie Francoise.
La donna non si da pace per la fine tremenda che ha avuto l’uomo della sua vita. Una fine che certamente non meritava.
Il racconto della moglie di Davide Rebellin
La moglie dell’ex ciclista nei giorni scorsi ha rilasciato una toccante intervista al settimanale Oggi, nella quale ha parlato a cuore aperto non solo del suo enorme, incalcolabile dolore, ma anche di tutti i problemi e le ingiustizie vissuti da Davide negli ultimi anni della sua vita e carriera.
“Me l’hanno fatto a pezzi dentro, prima di ucciderlo“, ha detto la donna, facendo riferimento a diversi torti subiti da Davide. Come ad esempio la medaglia d’argento tolta alle Olimpiadi di Pechino del 2008, per accuse di doping che poi si sono rivelate infondate.
Una vita vissuta sempre con il vento contrario, dice la donna, e nonostante tutto lui non si arrabbiava mai e non mostrava mai il suo dolore.
“Si teneva tutto dentro. E poi usciva a pedalare, tutti i giorni, per 6-7 ore. Solo a Natale stava con noi. Sognava di vincere le sue corse anche di notte“.
La mattina in cui è stato investito era andato in banca perché non aveva più soldi sul conto e aveva bisogno di un prestito. Mio marito è stato trattato ingiustamente fino alla fine, e anche la sua morte è stata orribile e ingiusta.