Omicidio Alessandra Matteuzzi: la lettera scritta da Giovanni Padovani
"Spero che qualcuno legga queste righe", la lettera scritta da Giovanni Padovani prima di uccidere la sua ex Alessandra Matteuzzi
Sono trascorsi lunghi mesi dal decesso di Alessandra Matteuzzi, la donna di Bologna che ha perso la vita tra le mani del suo ex Giovanni Padovani. Negli ultimi giorni, grazie alle indagini degli inquirenti e ai risultati dei periti informatici, sono emersi nuovi fondamentali elementi.
Giovanni Padovani, quel giorno, ha dato sfogo alla sua rabbia, ma aveva pianificato tutto. Ogni dettaglio è contenuto nelle note del suo cellulare.
Il calciatore 27enne, si è informato sul web su come avrebbe potuto commettere il delitto e su cosa gli sarebbe capitato secondo la legge italiana. Ha fatto una lista delle cose che gli sarebbero servite e ha lasciato una lettera, sperando che le sue parole fossero lette e comprese.
Scrivo questa lettera nelle note del telefono sperando che qualcuno legga queste ultime righe di un uomo che per amore di una donna tossica ha messo sotto i piedi dignità, orgoglio, onore e tante cose belle che mi sono sempre frullate in testa.
Ho conosciuto la donna per la quale saprete chi sono. Mi ha manipolato, usato, facendomi passare per pazzo. Mentre la pazza è lei (direte che lui l’ha uccisa, non sta meglio). Mi ha tradito con più persone mentre stavamo assieme, faccio anche i nomi, visto che andrò in galera. La polizia avrà modo di far conoscere a tutti il male che mi ha fatto.
Padovani ha concluso la sua lettera, ammettendo di averla tradita a sua volta, ma di averlo fatto per vendetta.
Altrimenti, con l’amore che provavo e provo per lei, non l’avrei mai tradita. La uccido perché lei mi ha ucciso moralmente, ha ucciso la mia autostima. Mi ha fatto diventare apatico verso tutto e ormai sono completamente suo.
Il delitto commesso da Giovanni Padovani
Alessandra Matteuzzi aveva denunciato il suo ex nel mese di luglio. Aveva raccontato agli inquirenti e a tutte le persone a lei vicine, quello che Giovanni le faceva. Era ossessionato e paranoico. Si era convinto che lei lo tradisse.
L’uomo pretendeva di sapere sempre dove si trovasse, attraverso videochiamate ogni dieci minuti. Si presentava sotto casa sua, senza preavviso. Le staccava la luce, le aveva stagliato le gomme dell’auto e messo lo zucchero nel serbatoio. Era entrato in possesso di tutte le sue password, anche degli accessi per i filmati delle telecamere della sua abitazione. Infine, aveva assunto un investigatore privato.
La donna era terrorizzata e quel giorno di agosto, convinta che l’uomo si trovasse in Sicilia con la sua squadra di calcio, era tornata a casa per dare da mangiare al cane. Ma Giovanni la stava aspettando e ha messo per sempre fine alla sua vita, con calci, pugni e un martello.