Il padre di Ryan accusato per stalking all’ex compagna
Durante le indagini sul caso spunta anche questa inchiesta che riguarda il papà
Nel caso del piccolo Ryan, il bambino uscito dalla terapia intensiva dopo un mese, per le lesioni riportate quando era con la nonna e il suo compagno, emerge una nuova inchiesta che vede coinvolto il suo papà. Il padre di Ryan è stato accusato per stalking dall’ex compagna. Un’indagine slegata comunque da quella in corso per rendere giustizia al piccolo.
A parlare del caso è il papà di Ryan, bimbo di 6 anni finito in ospedale il 19 dicembre scorso a Ventimiglia, per cause ancora da accertare. Alla presenza dell’avvocato Maria Gioffrè e della criminologa genovese Roberta Bruzzone, consulente, in videoconferenza, ha voluto fare chiarezza su alcune notizie apparse online.
Abbiamo convocato d’urgenza questo incontro a seguito della fuoriuscita di notizie a seguito di un procedimento in corso a carico del papà per stalking.
In una giornata in cui i miei figli erano stati portati lontano da me dalla mia ex compagna, e non potendo contattarli perché non hanno il telefonino, ho fatto 62 chiamate alla stessa mia ex compagna solo con l’intento di sapere se i miei figli stessero bene. Sono stato denunciato alle forze dell’ordine come se io fossi uno stalker, quando il mio interesse, allora e sempre, è solo quello di pensare ai miei figli. In seguito sono stato messo agli arresti domiciliari, ho fatto ricorso e mi è stato installato il braccialetto elettronico, mentre veniva verificata la mia posizione. Da allora non ho più avuto contatti con la mia ex. Solo ora ci siamo riavvicinati all’ospedale.
Questo il commento dell’uomo sul caso, che si dice amareggiato perché quella vicenda è stata accostata alle indagini per il figlio che è ancora in ospedale.
L’indagine del padre di Ryan accusato per stalking non ha nulla a che vedere con il figlio
L’uomo ha tenuto a precisare che questa inchiesta non c’entra niente con la storia del figlio. Caso per cui sono indagati la nonna paterna e il compagno. Roberta Bruzzone aggiunge:
Condivido le perplessità espresse dall’avvocato Gioffrè e dal papà di R. Riteniamo questa un’aggressione violentissima a un padre che sta soffrendo. Non comprendiamo quale sia la ratio di pubblicare informazioni riservate e del tutto estranee a qualsivoglia riferimento alla questione in essere, ossia al caso di R., che ci sta a cuore. Riteniamo anche che sia una scelta censurabile che aggiunge angoscia e dolore, di una gravità intollerabile. Come tale la considereremo nelle sedi opportune. La signora si è avvicinata per un mese senza problemi al papà di R. da quando è ricoverato. Lei ha sempre sottolineato che non ci sono mai stati gesti di violenza da parte sua. Del resto, se così non fosse non si spiegherebbe come mai consente al padre di stare sempre vicino a suo figlio. Lui è il punto di riferimento anche per i medici.