Laura Di Dio, secondo l’avvocato, non era in grado di intendere e volere
Per l'avvocato di Laura Di Dio, la 32enne che ha ucciso la suocera a Enna, la sua assistita non era in grado di intendere e volere
Ci sono degli importanti aggiornamenti sul processo ancora agli albori del delitto di Margherita Margani ad opera di Laura Di Dio, sua nuora. In sede di incidente probatorio, l’avvocato dell’imputata ha chiesto che venga valutata la sua incapacità di intendere e volere, sottolineando la grave patologia psichiatrica di cui la 32enne soffre da ormai molto tempo.
Era il mattino dello scorso 5 febbraio quando il piccolo comune di Pietraperzia, in provincia di Enna, è stato sconvolto dalla notizia del femminicidio di Margherita Margani, donna 62enne del posto.
A toglierle la vita è stata sua nuora, Laura Di Dio, che l’ha aggredita con delle forbici provocandole diverse ferite, di cui una fatale alla gola.
Fermata da Carabinieri, la donna visibilmente sotto shock aveva fornito delle dichiarazioni contrastanti e contraddittorie. All’inizio aveva detto di essersi solo difesa da una prima aggressione della suocera. Poi, in sede di interrogatorio, aveva espresso tutto il suo odio verso la 62enne e confessato che era stata lei a pugnalarla per prima.
Un rapporto conflittuale quello della famiglia, che già nel 2018 si era resa protagonista di un alterco molto grave culminato con l’arresto per tentato omicidio del cognato di Laura e figlio di Margherita.
Le parole dell’avvocato di Laura Di Dio
Dal giorno del delitto, la 32enne Laura Di Dio si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario e aggravato.
Il suo avvocato difensore, il legale Salvatore Timpanaro, in sede di incidente probatorio ha affermato che la sua cliente, al momento dei fatti, non era in sé e per questo motivo ha chiesto che le venga effettuata una perizia psichiatrica.
Raggiunto telefonicamente dai giornalisti di Fanpage.it, il legale ha spiegato di aver preso possesso di documentazione che dimostrerebbe una grave patologia psichiatrica della Di Dio, per la quale addirittura era stato consigliato un TSO circa un anno fa.
Tale documentazione, secondo l’avvocato, minerebbe anche la capacità della sua assistita di prendere parte ad un regolare processo.
La sua detenzione in carcere, ha continuato Timpanaro, non sarebbe applicabile.
Si tratta di una donna in difficoltà con un figlio piccolo. A nostro avviso qualunque perplessità sulla pericolosità può essere affrontata con altri provvedimenti.