Saman Abbas, il legale del fratello: “Teme di fare la stessa fine per aver parlato”
Durante la seconda udienza, è stato ascoltato il legale del fratello di Saman Abbas. Il giovane oggi teme per la sua vita
Si è tenuta la seconda udienza per il caso di Saman Abbas. I resti della diciottenne pakistana sono stati ritrovati lo scorso novembre in un casolare a Novellara, poco distante dalla casa di famiglia, grazie alla confessione dello zio Danish.
In aula, ha parlato il legale del fratello di Saman Abbas. Valeria Miari ha dichiarato che il suo assistito oggi vive nella paura. Teme di fare la stessa fine di sua sorella, per aver parlato e collaborato con gli inquirenti.
Il fratello di Saman Abbas è il testimone chiave
Dopo la scomparsa, infatti, è stato proprio il fratello della diciottenne pakistana a puntare il dito contro la sua famiglia e in particolare contro lo zio Danish. Ha rivelato che proprio quest’ultimo aveva convinto i suoi genitori a punire Saman, per il disonore inflitto alla famiglia. Insieme a lui, grazie alla sua testimonianza, sono finiti dietro le sbarre anche i due cugini.
Gli avvocati degli accusati presenti in aula, hanno chiesto di risentire il fratello di Saman, ma il suo avvocato si è opposto. “È spaventato dalle forti pressioni che ha subito da persone vicino al nucleo familiare e dal trauma subito. Ha chiesto di vedere il corpo ritrovato, è convinto che sia sua sorella”.
Anche l’avvocato del fidanzato di Saman, si è opposto ad un’altra testimonianza del suo assistito, che è già stato ascoltato durante l’udienza per l’incidente probatorio. Il ragazzo pakistano ha ricevuto diverse minacce.
Nel frattempo, lo zio Danish ha negato le accuse nei suoi confronti. Per gli inquirenti è lui l’esecutore del delitto, ma continua a ribadire di non aver tolto la vita alla nipote. Ha confessato di aver partecipato alla sepoltura, insieme ai due cugini, ma di essere stato chiamato soltanto dopo che qualcun altro aveva commesso l’omicidio di Saman Abbas.
Ha puntato il dito contro la madre Nazia, secondo i due cugini, sarebbe stata lei a spezzare per sempre la vita di sua figlia. La donna oggi è ancora latitante, nessuno sa dove si trovi.
Il padre Shabbar, invece, si trova nelle mani delle autorità pakistane ed è in attesa dell’udienza per l’estradizione in Italia. Udienza che è già stata rimandata numerose volte, sempre con una “scusa” diversa.
Il genitore continua a negare le accuse e a puntare il dito contro lo stato italiano.