Denise Pipitone, la ragazza bosniaca racconta come le autorità sono arrivate a lei
Denisa Beganovic, la ragazza bosniaca scambiata per Denise Pipitone, racconta come gli agenti dei Carabinieri sono arrivati a lei
Denisa Beganovic, è questo il nome della ragazza bosniaca che si è ritrovata coinvolta nella storia di Denise Pipitone. Dopo il clamore mediatico, la giovane ha voluto raccontare come le autorità siano arrivate a lei e perché ha accettato la comparazione del Dna, che ha dato esito negativo.
“Non sono io Denise Pipitone. Sono bosniaca e so chi sono mia madre e mio padre. Ora parlano di questa storia, che dovrei essere un’altra, ma è solo una storia”.
Denisa Beganovic ha raccontato di essersi recata a rinnovare la sua carta d’identità e il giorno successivo gli agenti dei Carabinieri si sono presentati alla sua porta. Agenti che le hanno chiesto un campione di Dna, per compararlo con quello di Denise Pipitone, una bambina scomparsa il 1 settembre del 2004 da Mazara del Vallo.
“Io so chi sono i miei genitori. Li ho chiamati e ne abbiamo parlato, sapevamo che io non potevo essere quella bambina, ma ho accettato di fare il test. Ora, spero che le ricerche proseguano e che la ragazza venga trovata”.
Ma perché le autorità hanno pensato di prelevare il Dna di una ragazza bosniaca che vive in un’abitazione in Val Melania, periferia del nord di Roma?
Innanzitutto il nome, Denisa. Simile a quello di Denise. L’età, non precisa ma vicina a quella della figlia di Piera Maggio e la somiglianza fisica. Occhi e forma del viso.
La notizia di questa ragazza bosniaca è stata diffusa venerdì sera dalla trasmissione Quarto Grado. Nemmeno Piera Maggio ne era a conoscenza, lo ha scoperto attraverso la televisione, mentre era seduta sul divano con Pietro Pulizzi.
Subito dopo, la madre di Denise Pipitone ha pubblicato un lungo post sui social per esprimere la sua delusione. Due genitori che lottano da 19 lunghi anni, che devono scoprire una notizia del genere attraverso i media, come un fulmine a ciel sereno. Nessuno si è preoccupato di avvisare la famiglia della bimba scomparsa. Queste cose, come ha sottolineato anche il legale Giacomo Frazzitta, non dovrebbero accadere.