Delitto di Yana Malayko, l’ex fidanzato accusato dell’omicidio ha confessato dopo 2 mesi
A due mesi dal delitto di Yana Malayko, il suo ex fidanzato ha deciso di confessare: la sua versione con convince
Dopo 2 mesi dal delitto che ha portato alla scomparsa della 23enne Yana Malayko, il suo ex fidanzato ha deciso di confessare, ma ha detto che in realtà non voleva mettere fine alla sua vita. Un tassello importante per gli inquirenti, che stanno ancora indagando sull’accaduto.
Per la famiglia e per tutti i cari della ragazza questo è un momento molto delicato. Il padre per diversi giorni ha portato avanti le ricerche, per ritrovare il suo corpo.
I fatti sono avvenuti nella sera del 20 gennaio scorso. Precisamente nell’abitazione in cui viveva la giovane a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova.
Yana quella sera in realtà era uscita con il suo nuovo fidanzato Andrej. Erano andati a cena fuori e poi sono andati a casa di lui a guardare un film. Durante quelle ore però, il suo ex Dumitro Stratan non ha mai smesso di mandarle dei messaggi.
L’ha fatta andare nella sua abitazione, usando la scusa che il cane che avevano preso insieme, stava male. Yana è subito andata lì, ma da quella casa, purtroppo, non è più uscita. O meglio, è uscita chiusa in un sacco nero.
Gli agenti sono riusciti ad arrestare l’uomo già il giorno successivo. Tuttavia, ad ogni interrogatorio Dumitru Stratan si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Infatti per trovare il suo corpo, ci sono voluti circa 11 giorni.
La confessione dell’ex fidanzato di Yana Malayko
Solo poche ore fa, l’uomo ha chiesto di essere ascoltato dagli inquirenti in presenza dei suoi legali. È accusato di delitto volontario, premeditazione ed occultamento del corpo.
Nella sua confessione, ha dichiarato che quella sera si trovava nell’appartamento della sua ex e che tra loro è nata una discussione. Ha raccontato di averla colpita allo sterno, come per allontanarla, ma in realtà non voleva farle del male.
Solo pochi minuti dopo, si è reso conto che era deceduta. Ovviamente il racconto del 33enne non convince affatto gli inquirenti, poiché dall’autopsia sono emersi dettagli che non coincidono. La ragazza ha subito delle percosse e probabilmente, quando l’ha chiusa nel trolley era ancora viva.