L’ultima chiamata del padre di Alice Scagni alle forze dell’ordine: “Non possiamo intervenire, non funziona come dice lei”
Rabbia per l'audio dell'ultima chiamata del padre di Alice Scagni. Ha chiesto aiuto alle autorità, ma nessuno è intervenuto
La rabbia per la vicenda di Alice Scagni è ancora molta. Una giovane mamma morta per mano del fratello Alberto Scagni. Una giovane mamma che forse, se chi di dovere fosse intervenuto, oggi sarebbe ancora qui.
Nelle ultime ore sul web si è diffuso l’audio dell’ultima chiamata del padre alle forze dell’ordine. Una telefonata effettuata nello stesso giorno del terribile delitto.
Il signor Scagni ha chiesto aiuto alle autorità. Ha spiegato all’agente dall’altra parte della cornetta, che suo figlio aveva minacciato lui, la figlia e il cognato. Ha chiesto un intervento immediato, ma si è sentito rispondere che le forze dell’ordine non potevano fare nulla, perché lui stesso non aveva mai denunciato Alberto.
L’ultima telefonata del padre di Alice Scagni alle forze dell’ordine
“Dopo le minacce che ho ricevuto perché non fate un intervento?”
“E cosa dovremmo fare signor Scagni? Noi non possiamo arrestarlo. Non funziona come dice lei. Non ha fatto nemmeno una denuncia contro suo figlio”.
“Mi ha minacciato di tagliarmi la gola. Ha minacciato me, mia figlia e mio genero”.
“La cosa che lei deve fare andare a sporgere denuncia contro suo figlio”.
“Ma non potete fare un intervento adesso voi?”
“Ma cosa dobbiamo fare noi in questo momento?”
“Se lo incontro mi taglia la gola”.
“Guardi non sappiamo il futuro, noi non possiamo…”
Alice oggi sarebbe ancora viva?
Una telefonata che ha scatenato la rabbia di tutti. Un padre disperato, che ha il terrore di suo figlio e che si rivolge alle forze dell’ordine. Un padre che teme per la propria vita e per quella di sua figlia e che non riceve alcun aiuto dall’altra parte.
Forse, se gli agenti fossero intervenuti e avessero fermato Alberto Scagni, non si sarebbe consumata la tragedia. Perché quello stesso giorno, si è presentato sotto casa di Alice e ha spezzato per sempre la sua vita.
Un uomo con problemi mentali, che pretendeva soldi dalla sua famiglia e che li minacciava quotidianamente. I suoi genitori si erano rivolti anche al centro di salute mentale, ma erano riusciti ad ottenere un appuntamento soltanto per il 2 maggio, il giorno successivo al delitto.