Fabrizio Frizzi, ultima intervista: lottava dopo l’ischemia per poter vedere la figlia crescere
Purtroppo non è riuscito a coronare il sogno
Il presentatore Fabrizio Frizzi, nella sua ultima intervista, raccontava del suo più grande sogno, dopo l’ischemia che lo aveva colpito. Lui voleva tanto vedere la figlia crescere e avrebbe fatto di tutto pur di seguirla ancora per tanti anni. Purtroppo, però, il destino aveva in serbo per lui altro e il presentatore si è spento improvvisamente.
L’ultima intervista di Fabrizio Frizzi risale al gennaio del 2018: ai giornalisti del Corriere della Sera, il presentatore, in occasione del suo 60esimo compleanno (5 febbraio), aveva raccontato che avrebbe voluto vedere la figlia crescere.
Cinque anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2018, Fabrizio Frizzi ci ha lasciato. A ottobre dell’anno prima era stato colpito da un’ischemia che, purtroppo, aveva cambiato i suoi piani di vita.
Fino al 23 ottobre scorso, giorno in cui sono stato colpito dall’ischemia, penso ai miei 60 anni come a un’età ideale, in cui sei maturo, puoi fare le scelte giuste, pur sentendoti ancora fresco e giovanile.
Dopo il 23, però, la sua visuale è cambiata.
A questa età si entra in un imbuto che restringe l’orizzonte. Vedi la vita assottigliarsi, ammettono che la vita continui, si fanno valutazioni importanti sul vivere i rapporti che contano . Non disperdi più il tempo, si privilegiano le cose fondamentali. Sì è un bel traguardo, tuttavia continuo a essere un entusiasta e non rinuncio a sperare di riprendere un’esistenza piena di forza, anche se con le gambe un po’ fiaccate.
Fabrizio Frizzi, nell’ultima intervista un pensiero alla figlia
Diventare padre in età avanzato, come è accaduto a me, è stata una scelta d’amore e non un atto di egoismo: avendo una compagna tanto più giovane di me, so che Stella è comunque in buone mani e ciò mi fa sentire meglio rispetto alle preoccupazioni legate alla mia anagrafe. Lotto per continuare a vedere crescere la mia creatura, per esserle d’aiuto e un punto di riferimento. Non so se mia figlia abbia capito quanto è accaduto, abbiamo cercato di proteggerla, ma so che i bambini capiscono molto più di quanto immaginiamo: ogni giorno giochiamo insieme, è il suo modo di sorreggermi, mi dà l’energia per continuare a combattere. E se uscirò vincitore da questa vicenda, mi dedicherò maggiormente a fare il testimonial per la ricerca scientifica.