Rkia Hannaoui deceduta a Rovigo: proiettile in testa non esploso da vicino
Ecco cosa è emerso dai dettagli dell'autopsia
Per il caso di Rkia Hannaoui deceduta a Rovigo, l’autopsia ha rivelato che il proiettile trovato nella sua testa non è stato esploso da vicino, ma da lontano. Probabilmente poi il suo corpo è stato riportato nel casolare in campagna dove viveva con il marito e i due figli. Proprio i due bambini, tornando a casa con lo scuolabus, hanno trovato la mamma senza vita a terra.
Rkia Hannaoui aveva un proiettile di metallo nella testa. Così la giovane mamma di Ariano Polesine, in provincia di Rovigo, è venuta a mancare. Il medico legale incaricato dalla Procura ha confermato l’ipotesi di omicidio.
Vi è un foro d’ingresso nella regione temporale sinistra riconducibile ad un proiettile in metallo integro, cal 22 (salvo maggiore approfondimento balistico), poi rinvenuto in regione temporo-parietale destra”, si legge in un comunicato della Procura, che aggiunge che “è escluso, in questa fase, che il colpo d’arma da fuoco sia stato esploso a contatto, ovvero a distanza ravvicinata.
La donna di origini marocchine aveva 31 anni. A trovarla riversa sul pavimento della cucina, la settimana scorsa, martedì 28 marzo, i due figli. I bambini hanno dato l’allarme e i vicini hanno chiamato immediatamente i soccorsi.
La donna, però, è deceduta in ospedale il giorno successivo. Il marito Asmaoui Lebdaoui, di 52 anni, aveva parlato di un incidente domestico. Lui si trovava al lavoro al momento del ritrovamento del corpo da parte dei figli di 8 e 11 anni.
Rkia Hannaoui deceduta a Rovigo: si continua a indagare per trovare il killer
Giacomo Stella, suo vicino di casa, aveva sempre detto che con tutta probabilità era caduta, sbattendo la testa, perché non mangiava per il Ramadam. L’uomo diceva che la mattina barcollava per la fame.
L’autopsia, però, ha rivelato un’altra verità. I Carabinieri sono dunque tornati nella casa in campagna per cercare di trovare altri indizi e l’arma del delitto.