Sepsi dopo il parto cesareo: mamma torna a casa dopo 4 mesi senza mani e piedi
Vive per i suoi figli ora che le danno la forza di andare avanti
Oggi questa mamma vive per i suoi figli, che le danno la forza di andare avanti dopo quello che ha dovuto passare. A causa di una sepsi dopo il parto cesareo, con cui ha messo alla luce la sua seconda figlia, la donna è dovuta rimanere ricoverata in ospedale per lungo tempo. Dopo 4 mesi Krystina Pacheco è potuta tornare a casa, ma i medici hanno dovuto amputarle mani e piedi.
Krystina Pacheco è una donna di 29 anni che il 24 ottobre scorso ha dato alla luce, tramite parto cesareo, la seconda figlia. Tutto sembrava essere andato bene e i medici hanno dimesso mamma e figlia dall’ospedale dopo due giorni.
Tornata a casa ha iniziato a sentirsi male. Aveva uno choc settico, che ha costretto i medici a ricoverare d’urgenza questa mamma di Pleasanton, in Texas. Ha rischiato la vita. Si è salvata, ma i medici hanno dovuto amputarle mani e piedi.
La donna di 29 anni ha cominciato a sentirsi febbricitante. LE hanno dato dell’ibuprofene, ma i sintomi non miglioravano, così si è recata al pronto soccorso. I medici hanno subito capito la gravità della situazione e l’hanno trasferita in ospedale a San Antonio con l’eliambulanza, per choc settico.
Ricordo solo che non riuscivo più a respirare e non riuscivo più a vedere e ho iniziato lentamente a svenire. Mio marito, potevo solo sentirlo dire: ‘Per favore, torna da noi, per favore, i tuoi bambini hanno bisogno di te. Ho bisogno di te. Ho bisogno che tu sia qui e mi aiuti con i nostri bambini’, e questa è l’ultima cosa che ricordo.
Sepsi dopo il parto cesareo: la mamma di 29 anni ha rischiato la vita
Krystina è stata ricoverata per due settimane in terapia intensiva, con danni a cuore, polmoni e reni. Ha subito dialisi e l’hanno attaccata a un Ecmo. A novembre i medici le hanno staccato il respiratore, ma la degenza è stata ancora lunga.
I medici hanno dovuto amputarle piedi e mani per i danni riportati. A fine gennaio le dimissioni e il trasferimento in un centro di riabilazione. Poi l’11 febbraio il ritorno a casa.
Ogni giorno mi svegliavo e pensavo ai miei bambini e ogni volta che andavo incontro a un intervento chirurgico, il mio pensiero era, devo tornare a casa per stare con i miei bambini. Erano la mia motivazione numero uno.