Alessia e Alessandra mamme di una bimba che hanno fatto fatica a farsi riconoscere come famiglia dallo Stato italiano
Un vero calvario che purtroppo riguarda molte famiglie omogenitoriali
Hanno fatto fatica a farsi riconoscere come famiglia dallo Stato italiano, perché non permettevano di registrare la bambina con due genitori dello stesso sesso. Alessia e Alessandra sono le mamme di una bimba che raccontano le difficoltà delle famiglie omogenitoriali, di fronte a un Paese che nega loro ogni diritto.
Alessia e Alessandra vivono a Roma. Nel 2017 sono diventate mamme di una bambina, grazie alla fecondazione in vitro. Il calvario è iniziato, però, quando hanno iniziato l’iter per il riconoscimento di entrambe le mamme da parte dello Stato.
A poche ore dalla nascita della figlia, hanno ricevuto il primo parere negativo, quando Alessia è andata a registrare la figlia partorita dalla compagna.
Mi sono presentata con il documento e mi è stato chiesto dove fosse il papà della bambina.
Quando lei ha detto che erano due mamme, l’impiegato ha detto, con aria sconvolta, che non ne voleva sapere niente.
Sull’atto di nascita della piccola, la bimba risultava figlia di ragazza madre, come se la mamma fosse sola, mentre aveva acanto una compagna che si prendeva cura di lei e della bimba.
Siamo state costrette a subire un’atrocità, una falsità, quando entrambi i genitori erano noti, volevano la bambina e non c’è mai stato un abbandono.
Non riconosciute come genitori, ma per avere i bonus e calcolare l’Isee le due mamme risultano una coppia: un controsenso tutto italiano.
Alessia e Alessandra, mamme di una bimba a cui hanno negato il riconoscimento come famiglia
Prima del riconoscimento ufficiale, se fosse accaduto qualcosa alla mamma biologica, avrebbero potuto portare via la piccola all’altra mamma. Per fortuna, alla fine, la coppia ce l’ha fatta.
Alla fine possiamo anche dire che ci è andata bene, ci sono famiglie che per essere riconosciute come tali ci impiegano otto anni. Va bene riconoscere bambini nati all’estero, che arrivato in Italia con un certificato di nascita estero, ma non basta. Bisogna anche pensare ai bambini che nascono nella propria città italiana, che però ad oggi non possono essere riconosciuti da entrambi i genitori e dunque vengono discriminati.