La madre di Alice Scagni ricorda il primo Maggio, con una straziante lettera
Il primo anniversario del delitto di Alice Scagni, la madre Antonella Zarri ha pubblicato una lunga e straziante lettera sui social
È trascorso un anno dal delitto di Alice Scagni, morta per mano del fratello Alberto. I loro genitori, ancora devastati, hanno ricordato quel giorno, tornando a puntare il dito contro coloro che non sono intervenuti, nonostante la loro richiesta di aiuto.
Una lettera scritta dalla madre Antonella Zarri, in occasione del primo anniversario dalla scomparsa della sua Alice Scagni e dall’arresto del fratello Alberto Scagni. Parole strazianti di un genitore che ancora oggi non riesce a comprendere perché la tragedia non è stata evitata, nonostante le chiamate alle autorità.
Dobbiamo arrenderci? Oggi è il primo Maggio. Credo che molti sappiano a Genova cosa è accaduto esattamente un anno fa. In queste ore Alberto Scagni, in piena crisi psicotica minacciava di morte suo padre. Graziano, impotente e spaventatissimo, registrava la seconda chiamata. La voce di nostro figlio non mentiva sulla follia che lo stava travolgendo. Dopo aver minacciato suo padre, Alberto aveva chiesto di sua sorella.
Antonella e suo marito hanno cercato di spiegare alla Polizia quello che stava accadendo. Ma era, come lei stessa ha sottolineato, la festa dei lavoratori. Hanno cercato di denunciare Alberto, ma si sono sentiti soli. Nessuno è intervenuto per fermarlo e alla fine il ragazzo si è presentato sotto casa della sorella Alice e ha messo per sempre fine alla sua vita. Una madre e una moglie che ha pagato per il suo stato mentale.
Oggi questi due genitori chiedono giustizia, perché se fossero intervenuti, la tragedia si sarebbe potuta evitare.
Ci hanno rimandato al lunedì successivo. Ma Alice e Alberto non hanno avuto un lunedì. Ma per la Procura Alberto non è matto, perché è l’unico responsabile di quanto accaduto. Tutta la colpa sarà di noi semplici cittadini, mentre alcuna responsabilità avranno gli inerti rappresentati dello Stato. Quando lo stato fallisce la colpa è sempre dei cittadini.
La donna ha concluso la sua lunga lettera, invitando coloro che erano stati sollecitati, in queste ore, a riflettere.
Che ogni minuto che passa, sia per loro un peso sulla coscienza con il quale dover fare i conti.