Liliana Resinovich, il marito Sebastiano rivela come ha preso la notizia
Il marito di Liliana Resinovich rivela ad Ore 14 come ha preso la notizia della decisione del Gip sulla riapertura delle indagini
Riaperte le indagini sul caso di Liliana Resinovich. Il giudice ha rigettato la richiesta di archiviazione e chiesto nuove indagini su 25 punti mai chiariti. Sono trascorsi 18 mesi dal ritrovamento del corpo della donna e se prima l’unica pista era un gesto estremo, ora si indaga per un possibile delitto.
Durante l’ultima puntata di Ore 14, l’inviata del programma ha intervistato Sebastiano, il marito di Liliana Resinovich. Il caso di sua moglie è stato riaperto e c’è la possibilità che il corpo venga riesumato per nuovi esami.
Alla domanda dell’inviata, su come abbia preso la notizia, Sebastiano ha risposto così:
È una vittoria, perché avevamo chiesto di approfondire un po’ tutte le cose e di continuare le indagini e penso che ci sia la possibilità di trovare delle risposte e cercare di capire se qualcuno abbia fatto del male a Liliana. Questo è il mio pensiero e son contento che il Gip abbia deciso di continuare le indagini.
Sono passati 18 mesi e non c’è più Liliana, chi si troverà nella sua bara. Riesumare il corpo a questo punto non so cosa potrà essere trovato su di lei. La mia preghiera, la mia supplica è quella di far stare in pace Liliana. Cosa è rimasto di lei poverina. Lasciamola così com’è.
Le indagini si concentreranno su tutti coloro che circondavano Liliana. Dal marito Sebastiano, a suo figlio. L’uomo ha precisato che avevano pochi rapporti con il figlio, si vedevano poco e che non c’entra nulla con la scomparsa e il decesso di Liliana.
Anche l’amico Claudio Sterpin è stato convocato dagli inquirenti per essere ascoltato. Dopo il decesso della donna, ha rivelato di avere una relazione con lei e che avevano deciso insieme di viverla. Tuttavia, dopo più di un anno è emerso che c’erano dei “luoghi segreti” in cui si incontravano e di cui lui non ha mai parlato durante le indagini. Luoghi a cui Liliana aveva accesso con chiavi personali.
Ai microfoni dei giornalisti, l’amico ha commentato la faccenda così:
Perché non ho parlato prima di quei locali? Semplice, perché gli incontri nella cantina, che potremmo definire un pied-a-terre, e nella soffitta, che sarebbe meglio chiamare mansarda, sono avvenuti in un periodo brevissimo del 2021, per qualche mese. A quell’epoca avevo ancora le chiavi di questi spazi, che erano di proprietà di un mio amico. Nessun problema a parlarne, non l’ho fatto prima perché non mi sembrava rilevante.