Scomparsa Kata, si cerca un dettaglio importante nelle immagini delle telecamere
Gli inquirenti per la scomparsa di Kata, cercano dei dettagli dai video di sorveglianza: l'appello del vescovo
Sono ormai 2 lunghe settimane da quando i genitori e tutti sono con il fiato sospeso per la piccola Kata. Purtroppo gli inquirenti sono ad un punto fermo e non hanno notizie importanti per poter portare le indagini ad una svolta, che è quella che ci vorrebbe per la bimba.
La piccola di soli 5 anni, risulta essere sparita da sabato 10 giugno. L’ultima sua immagine risale alle 15.01, mentre si trovava all’esterno dell’ex hotel Astor, dove viveva con la famiglia.
La telecamera ha ripreso la piccola uscire dal cancello, per poi rientrare subito dopo. Da quel momento nessuna ha avuto più sue notizie. La madre era andata a lavoro e l’aveva affidata ad uno zio.
Una volta rientrata la donna, è andata prima a farsi una doccia e poi ha scoperto della misteriosa scomparsa della figlia, solo intorno alle 17. Da qui sono partite le disperate ricerche, le forze dell’ordine le hanno allertate intorno alle 20.
Gli inquirenti hanno fatto diversi sopralluoghi nell’hotel, ma della bimba non ci sono tracce. Hanno controllato nelle fogne ed anche dietro tutti gli intercapedini.
Ora stanno cercando dei dettagli dai video di sorveglianza di tutta la città, anche se al momento non ci sono indizi importanti da poter portare ad una svolta.
L’appello dell’arcivescovo per la piccola Kata
In tanti ora sono in ansia per le sorti della bambina. Gli stessi genitori hanno fatto tantissimi appelli ed ovviamente, sperano solo di poterla riabbracciare. Anche l’arcivescovo Giuseppe Betori ha voluto fare un nuovo appello. Nella messa per la bimba ha detto:
Un lampo di luce aiuti gli investigatori a ritrovare Kata. In questi giorni è al centro dei nostri cuori, con la speranza di poterla presto riabbracciare e riportare tra le braccia dei suoi genitori.
Cerchiamo Kata e preghiamo per la sua salvezza, non un essere umano anonimo. Ne siamo consapevoli. Ma quanti bambini ed adulti vivono nella nostra città e non hanno un nome per noi? Abbiamo bisogno di prenderci cura gli uni degli altri, soprattutto dei più fragili, come persone, come un progetto di Dio, un suo dono.