Alberto Castagna, la figlia Carolina racconta la vita con il padre scomparso nel 2005

Vederlo in ospedale fu per lei uno choc

A distanza di tanti anni ricordiamo Alberto Castagna, grazie alla figlia Carolina che ha voluto raccontare la vita con il padre scomparso nel 2005 per un’emorragia interna che, purtroppo, non gli ha dato scampo. La giovane donna ha un bellissimo ricordo del famoso papà, all’epoca conduttore della trasmissione Stranamore. Ma anche un brutto ricordo, l’ultimo, del genitore ricoverato in ospedale prima di perdere la vita.

Alberto Castagna, la figlia Carolina

Alberto Castagna era un amatissimo giornalista e conduttore televisivo, che è scomparso nel 2005 all’età di 59 anni, per un’emorragia interna. Nel 1999 si ammalò quando la figlia, avuta con la dermatologa Pucci Romano, aveva solo 6 anni.

Per spiegarlo non basterebbe un libro. Complicatissimo. Affettuoso e presente, ma anche molto ragazzino, impaurito dall’idea di essere genitore. A volte, tra noi due, l’adulta ero io.

Queste le parole che la figlia, specializzanda in Igiene e Medicina preventiva, ha affidato al Corriere della Sera.

Buonissimo, a livelli imbarazzanti. Pur di accontentarmi mi avrebbe concesso qualsiasi cosa e non parlo per forza di regali. Una sera gli dissi, dal nulla: ‘Vorrei andare a cavallo’. Il giorno dopo mi portò al maneggio. Mi aveva preso tutta l’attrezzatura. Dopo un po’ mi scocciai: ‘Voglio scendere, non mi piace’. E andammo a giocare a bowling.

Carolina, che oggi vive tra Roma e Filadelfia, racconta che erano tanti gli amici famosi di papà Alberto:

Fabrizio Frizzi, Maurizio Costanzo e Maria De Filippi, Pippo Baudo. Papà aveva delle tastiere, con zio Pasquale organizzava serate infinite al karaoke. Cantavano tutti in coro, sì anche Pippo e Maurizio. Una sera venne a suonare Umberto Smaila. Ci sono rimasti vicini anche dopo.

Carolina Castagna

Alberto Castagna, la figlia Carolina lo ricorda in una lunga intervista al Corriere della Sera

Quando Alberto Castagna si è ammalato, è rimasto in ospedale per tanto tempo. La mamma spiegò alla figlia che non stava bene, che era ricoverato in terapia intensiva e che non sarebbe tornato per molto tempo.

Un giorno, in classe, annunciai che era morto. La scuola chiamò subito casa. Non era vero. Mia madre capì che avevo bisogno di vederlo. Smosse mari e monti e ottenne di farmi entrare da lui. Mi vestirono con camice, cuffietta e salvascarpe, mi stava tutto largo. Sembravo il piccolo chimico.

Alberto Castagna con la figlia

L’incontro in ospedale, però, è un ricordo doloroso che ancora oggi è presente nella sua mente:

Mi sono spaventata. Soprattutto perché non aveva più i baffi, glieli avevano tagliati, non lo avevo mai visto così.

Alberto Castagna uscì dalla terapia intensiva, tornò a casa e sette anni dopo il decesso.

Mamma rientrò in lacrime e mi disse che papà non c’era più. Era un martedì. Fino al giorno prima stava bene. Avevamo passato il pomeriggio insieme, mi aveva comprato il cd di Beyoncé. Quando, due anni fa, ho perso anche Stefano, il secondo marito di mia madre, è stata dura. Piaceva moltissimo anche a papà: “Se dovessi lasciarti, so che con lui sei in buone mani”. Da loro ho imparato che più ci si vuole bene tutti quanti e meglio è. Vorrei sapere cosa pensa, se gli piace mio marito, raccontargli un viaggio, parlargli di politica. Da piccola avevo paura di dimenticarlo, annusavo un maglione che conservava il suo odore. Poi ho capito che le persone vivono nel nostro ricordo, che in fondo non se ne vanno mai.