Brandizzo, le parole di uno dei due indagati a capo degli operai: “Ho schiantato la vita di cinque persone”

Il capo Rfi non si da pace, così come il capo cantiere: sono i due indagati per la morte dei cinque operai

Quanto accaduto a Brandizzo si sarebbe potuto evitare. Gli inquirenti indagano sulla tragedia dei cinque operai investiti dal treno e sulla comunicazione tra il responsabile del cantiere e la stazione di Chivasso.

cinque operai investiti treno

Sono due i sopravvissuti, al momento iscritti nel registro degli indagati. Si tratta del capo Rfi e del capo cantiere. Con i loro occhi hanno visto finire la vita dei loro amici e colleghi. I cinque operai investiti dal treno stavano effettuando dei lavori di manutenzione dei binari, quando il mezzo è arrivato a 160 km orari e li ha travolti. Michael Zanera, 34 anni, Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Giuseppe Anversa, 49 anni e Kevin Laganà, 22 anni, sono deceduti sul colpo. I soccorritori hanno trovato i loro resti fino ad una distanza di 300 metri.

cinque operai investiti treno

Le accuse sono ora quelle di disastro ferroviario, delitto plurimo e ipotesi di dolo eventuale. Sembrerebbe, infatti, che non sia stato dato nessuno ok per iniziare i lavori di manutenzione e nessuno stop al treno.

Il capo Rfi non si da pace. “Ho schiantato cinque vite”, continua a ripetere. “Pensavo fosse già passato, ne ero praticamente certo”. Così come il capo cantiere, che ripete i nomi dei suoi amici e continua a cercarli. L’unico, come hanno raccontato i familiari ai giornalisti, che non era di schiena e che ha visto le luci arrivare ed è riuscito a gettarsi. Ma ciò che ha realizzato dopo il passaggio del treno, lo ha segnato per sempre.

Ad anticipare i lavori sarebbe stato il capo Rfi. Un errore che in quel momento gli è forse sembrato banale, ma che è costato la vita ai suoi operai ed un’accusa di delitto colposo.

cinque operai investiti treno

La Procuratrice Gabrielle Viglione ha spiegato che:

Sono emerse gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell’incidente. Il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare un lavoro così delicato in una sede pericolosa come quella dei binari ferroviari.

Nessuna accusa, invece, nei confronti dei due macchinisti del treno. Avevano ricevuto l’ok di procedere e lungo il tragitto non avrebbero ricevuto nessuno stop. Non si aspettavano di trovare degli operai sui binari.