Cinque operai investiti dal treno, le telefonate ignorate e il disastro in diretta: ricostruito quello che è davvero accaduto
Tre le chiamate effettuate dall'addetto Rfi, che non avrebbero autorizzato l'inizio dei lavori: cinque operai sono morti investiti dal treno
Emergono nuovi dettagli dalle indagini sul decesso dei cinque operai investiti dal treno a Brandizzo. I due sopravvissuti, l’addetto Rfi e il capo cantiere, sono finiti nel registro degli indagati. L’ultima telefonata è la testimonianza della straziante tragedia e la prova che il disastro ferroviario si sarebbe potuto evitare.
Da quanto riferito dalle forze dell’ordine, sembrerebbe che siano state tre le chiamate effettuate dal capo Rfi alla stazione di Chivasso. La prima richiesta di poter iniziare i lavori di manutenzione sui binari sarebbe stata negata: “State fermi. Deve ancora passare un treno, che è in ritardo. Aggiorniamoci dopo”. Una seconda chiamata e un altro no. Tuttavia, alle 23:30 i cinque operai erano già sui binari e avevano iniziato a lavorare, dopo aver ricevuto l’ok dai loro superiori. “Bisogna aspettare dopo la mezzanotte”. Poi la terza telefonata, l’ultima e quella più breve, effettuata nello stesso istante della tragedia.
L’addetto Rif avrebbe chiamato nuovamente, per l’ok da parte del dirigente movimento di Chivasso. Tuttavia gli operai in quel momento avevano già iniziato. In quella chiamata si sentirebbe l’arrivo del treno. Pochi secondi dopo, quando l’addetto Rfi sarebbe riuscito a chiamare di nuovo la stazione, il tutto era già avvenuto. I cinque operai hanno perso la vita, investiti da un treno arrivato a 160 km orari. Sembrerebbe che le immagini delle telecamere di sorveglianza confermerebbero questa prima ricostruzione dei fatti.
“Il cantiere è iniziato senza alcun nullaosta”, queste le parole della Procuratrice, che indaga sulle gravi violazioni della procedura. Nessuna accusa, invece, nei confronti dei due macchinisti del treno, che al contrario avevano ricevuto l‘ok per procedere. Sono i due sopravvissuti, il capo Rfi e il capo cantiere, ad essere finiti nel registro degli indagati con l’accusa di disastro ferroviario, delitto plurimo e ipotesi di dolo eventuale.
“Quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare un lavoro così delicato”.