“Era una prassi abituale”, rompe il silenzio un ex dipendente dell’azienda dei cinque operai morti
Eravamo soliti scendere quando un treno era in ritardo, per anticipare il lavoro: la testimonianza di un ex collega dei cinque operai morti
“Una prassi abituale”, è così che quanto accaduto a Brandizzo è stato definito da un ex operaio dell’azienda di Borgo Vercelli, per la quale lavoravano i cinque operai che hanno perso la vita, investiti dal treno.
Stavano effettuando dei lavori di manutenzione sui binari, quando il treno è arrivato ad una velocità di 160 km orari e li ha travolti. Per i cinque operai non c’è stato nulla da fare. Solo in due sono sopravvissuti, l’addetto Rfi e il capo cantiere, entrambi ora iscritti nel registro degli indagati.
L’ex dipendente, secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche, avrebbe rilasciato la sua testimonianza ai pm che si stanno occupando del caso.
È già capitato mille volte di iniziare i lavori in anticipo. In molte occasioni in cui ho lavorato lì, quando sapevamo che un treno era in ritardo ci portavamo avanti con il lavoro. C’era una regolazione, ciò il restringimento del binario, da fare con un convoglio atteso fuori dall’orario corretto di passaggio. Iniziavamo a lavorare, svitavamo i chiavardini. Dopodiché, prima del passaggio dei convogli ci buttavamo fuori dai binari. Eravamo sei sette per ogni gruppo ma c’era sempre chi guardava le spalle. L’altra notte non è andata così, erano tutti sulla massicciata.
Queste le parole dell’ex dipendente, riportate da La Stampa. Secondo l’uomo i lavoratori iniziavano a lavorare sui binari dopo l’ok del capo. Gli inquirenti vogliono capire proprio se si trattava di un comportamento abituale. Dalle telefonate visionate durante le indagini, è emerso che l’addetto Rif aveva effettuato tre chiamate prima del dramma. Nelle prime due, la stazione di Chivasso non aveva dato l’ok all’inizio dei lavori, poiché c’era un treno in ritardo. Avrebbero dovuto iniziare dopo la mezzanotte. Nella terza ed ultima chiamata, è stata registrata la tragedia in diretta.
Il capo Rfi e il capo cantiere sono accusati di aver dato l’ok agli operai e di averli fatti scendere sui binari, senza il nulla osta. Le vittime della tragedia ferroviaria sono: Michael Zanera, 34 anni, Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Giuseppe Anversa, 49 anni e Kevin Laganà, 22 anni.