Scomparsa di Kata: nei borsoni e nei trolley sequestrati non ci sono tracce ematiche
Tracce invece trovate in una stanza dell'hotel Astor
Subito dopo la scomparsa di Kata, la bambina di cui si sono perse le tracce il 10 giugno scorso, nell’hotel Astor di Firenze, occupato da molte famiglie senza dimora, i Carabinieri avevano sequestrato dei borsoni e dei trolley. Un genetista ha analizzato queste valigie, annunciando che all’interno non ci sono tracce ematiche, trovate invece in una stanza dell’albergo.
Il genetista Ugo Ricci, incaricato dalla Procura di Firenze, non ha trovato alcuna traccia ematica nei due trolley e nel borsone che i Carabinieri hanno sequestrato subito dopo la scomparsa di Kata, la bambina di cui si sono perse le tracce lo scorso 10 giugno nell’hotel Astor di via Maragliano, a Firenze.
Le indagini del genetista continua, per capire se dentro quelle valigie si possano trovare elementi e indizi che possono far capire dove possa trovarsi e cosa sia successo alla piccol abambina peruviana.
Le valigie sequestrate erano di due cugine peruviane e di un uomo rumeno che vive nello stesso hotel. Queste tre persone sono iscritte nel registro degli indagati. L’uomo ha però un alibi: nella valigia c’erano gli indumenti portati a lavare in una vicina lavanderia, come dimostrato dal geolocalizzatore del suo telefono.
Le operazioni, però, proseguono, anche perché in una delle stanze in cui ha vissuto Kata sono state trovate delle tracce ematiche. Camere alle quali potevano accedere anche due zii, anche loro indagati per la sua scomparsa. Lo zio materno, Abel Argenis Alvarez Vasquez, detenuto per il racket degli affitti, e Marlon Edgar Chicllo.
Gli inquirenti continuano a indagare sulla scomparsa di Kata e sulle tracce ematiche trovate in una stanza dell’Hotel Astor
Gli inquirenti, con tutta probabilità, torneranno nell’hotel occupato e potrebbero anche essere abbattuti muri e pavimenti per trovare tracce.
Intanto la mamma di Kata, Katherine Alvarez Vasquez, continua ad accusare una donna, amministratrice delle famiglie rumene occupanti. La donna è convinta che possa sapere qualcosa che non ha voluto dire. Finora i Carabinieri non l’hanno mai ascoltata, ma ora è stata convocata per un interrogatorio.