Brandizzo, cinque operai morti: arrivati i risultati degli accertamenti sulla scatola nera del treno
La scatola nera del treno che ha investito i cinque operai a Brandizzo scagiona il macchinista: guidava con il semaforo verde
Arrivati i risultati degli accertamenti effettuati sulla scatola nera del treno che ha investito i cinque operai a Brandizzo. Dalle prime notizie diffuse, sembrerebbe che il conducente del mezzo sia scagionato da ogni accusa.
Il macchinista del treno che ha investito gli operai, viaggiava ad una velocità di 160 k/h e il semaforo era verde. Avrebbe dovuto trovare il passaggio libero e non dei lavoratori sui binari. Per lui non sarebbe stato in alcun modo possibile fermare il treno, nonostante abbia provato a farlo, come dimostrano i segni della frenata.
A perdere la vita, sono stati cinque operai della società Sigifer: Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Anversa e Saverio Giuseppe Lombardo. Sono sopravvissuti invece l’addetto Rfi, Antonio Massa e il capo cantiere, Andrea Girardin Gibin, entrambi indagati insieme ai dirigenti della Sigifer. Sono sei le persone finite nel registro degli indagati con l’accusa di delitto colposo plurimo e disastro ferroviario.
I cinque operai non avevano ricevuto il permesso per iniziare i lavori, come testimoniano le telefonate con la stazione di Chivasso. L’addetto Rfi non aveva ricevuto il nullaosta, perché c’era un treno in ritardo e avrebbero dovuto attendere prima il suo passaggio. A testimonianza di quanto accaduto, è emerso un video sul cellulare della vittima più giovane, Kevin Laganà.
Il video di Kevin Laganà, uno dei cinque operai che hanno perso la vita
Il ragazzo ha ripreso l’esatto momento in cui Antonio Massa ha dato l’ok agli operai per iniziare i lavori di manutenzione, li avrebbe avvisati all’arrivo del treno: “Se dico treno, andate da quella parte”. Quel treno è arrivato, ma nessuno è riuscito ad evitare la tragedia. I cinque operai hanno perso la vita sul colpo. Non è stato facile recuperare i resti e procedere con gli esami del Dna. La Procura, il giorno dei funerali, ha ordinato che le bare uscissero dall’obitorio già chiuse. I parenti non hanno potuto vedere i loro cari per l’ultima volta, come ha raccontato anche il papà di Kevin Laganà. Lui stesso aveva preparato dei vestiti e degli oggetti per il suo amato figlio, ma si è sentito rispondere che li avrebbero messi nel feretro perché “Non c’era un corpo da vestire”.