Anila Grishaj, operaia 26enne, schiacciata da un macchinario
Ancora un'operaia molto giovane morta sul lavoro, schiacciata da un macchinario: si chiamava Anila Grishaj ed aveva solo 26 anni
Si chiamava Anila Grishaj e aveva 26 anni la giovane operaia che nel pomeriggio di ieri, martedì 14 ottobre, ha perso tragicamente la vita mentre svolgeva il suo lavoro in una ditta di prodotti alimentari nel trevigiano. Rimasta incastrata con la testa in un macchinario per imballaggi, per lei non è stato possibile far altro che constatarne il decesso.
Un altro drammatico incidente sul lavoro scuote l’Italia e porta via, purtroppo, una giovanissima donna con una vita ancora davanti.
Una tragedia che ricorda tragicamente quanto accaduto a Luana D’Orazio nel 2021, nella ditta tessile di Montemurlo in cui lavorava da qualche tempo. La 21enne, mamma di un bimbo piccolo, rimase incastrata in un orditoio che non le lasciò scampo.
Il macchinario, sul quale successivamente vennero svolte le dovute verifiche, risultò manomesso e senza i dovuti supporti di sicurezza.
Anche la ragazza morta ieri è rimasta incastrata in un macchinario, che schiacciandola nella zona del capo le ha fratturato le vertebre e provocato la morte.
Si chiama Anila Grishaj, aveva solo 26 anni e lavorava in una ditta di prodotti alimentari di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso.
Stava svolgendo il suo lavoro, quando un macchinario appena acquistato, utilizzato per l’imballaggio di cibi surgelati, l’ha agganciata e schiacciata.
Inutile ogni tentativo di soccorso messo in atto prima dai colleghi e poi dai soccorritori, giunti prontamente sul posto.
Aperta un’indagine sulla morte di Anila Grishaj
Di origini albanesi, viveva in Veneto con la sua famiglia ormai da molto tempo e lì si era costruita una vita sana, regolare, con un lavoro e tante amicizie.
Ancora non è chiaro come sia avvenuta la tragedia, se si sia trattato di un errore umano da parte di lei o se ci siano stati problemi tecnici con il macchinario.
Pert chiarire questo ed altri fattori, la procura di Treviso ha ovviamente aperto un’indagine sulla vicenda e sequestrato il macchinario in questione.
Nelle ore successive al dramma, ci sono stati momenti di altissima tensione all’esterno dello stabilimento. Tensione tra alcuni familiari di Anila, giunti sul posto dopo aver appreso la notizia, e alcune persone che erano ancora dentro la ditta. Le forze dell’ordine sono dovute intervenire per allontanare i familiari.